Facce – relativamente – nuove in Cisl. Il fragoroso terremoto dell’addio di Raffaele Bonanni produce cambiamenti a cascata. Il palcoscenico è la prima manifestazione dell’autunno caldo: l’aveva già indetta la Fim – la categoria dei metalmeccanici – prima della tempesta che si è abbattuta su via Po. Tornava in piazza da sola dopo anni con lo scopo dichiarato «di suonare la sveglia a Renzi» e «industriarsi per il lavoro».

La piazza era gremita – 4 mila lavoratori da tutt’Italia con sul palco 32 operai «a raccontare il Paese che non si rassegna alla crisi» – ma assieme a loro c’erano tutti i vertici della confederazione – dal destro Gigi Petteni della Lombardia a Gigi Bonfanti dei pensionati – venuti ad ascoltare e a valutare la prima uscita pubblica della donna chiamata a risollevare le sorti cisline: Annamaria Furlan.

Genovese, 56 anni, già designata a giugno per la staffetta in puro stile Epifani-Camusso da Bonanni, la neo segretaria generale in pectore verrà ufficialmente nominata l’8 ottobre.

E proprio sull’assise che dovrà eleggerla paiono sparite le nubi che facevano presagire un ribaltone dell’ultimo momento. Chi ha rinfocolato i dati resi pubblici dall’Usb nel 2012 sulla pensione extralarge di Bonanni – 4.800 euro al mese, figli di 47 anni di contributi – mirava a scompigliare le carte. Il passo indietro di Bonanni ha tolto ossigeno al fuoco e accelerato una staffetta che con il Jobs act in corso creava non pochi problemi. A giudicare dalle reazioni di ieri, Furlan ha passato l’esame. «Io sono assolutamente tranquilla», raccontava prima di salire sul palco mentre fumava l’immancabile sigaretta – anche questo l’accomuna a Camusso.

Capello bianco corto, occhiale rosso, abbigliamento curato ma informale, si è cinta la sciarpa della Fim parlando rigorosamente a braccio con un eloquio diretto, lontano anni luce dalle proverbiali metafore e modi di dire dell’abruzzese Bonanni.

L’ha presa un po’ larga – «La Cisl è la nostra casa» – toccando però le corde giuste. Dopo tutto la manifestazione arriva il giorno dopo l’apertura di Renzi al «confronto», mantra cislino. «È positivo – spiega Furlan – che il presidente del Consiglio dopo tanti mesi abbia deciso di convocarci. Lo faccia subito: abbiamo tante idee, lasci stare i poteri forti che portano male e ascolti noi».

Come cambierà la Cisl con lei al comando? «Poco», rispondono tutti. «È più di sinistra», «Non mi risulta proprio», sono i commenti sulle sue idee politiche. Cresciuta sindacalmente nel feudo delle Poste, porterà avanti la dottrina Bonanni: «contrattazione, fisco, energia, infrastrutture».

La prima patata bollente per lei sarà la legge sulla rappresentanza, che la Cisl ha sempre visto come fumo negli occhi: «Noi abbiamo firmato un accordo con Confindustria e altri: lì ci sono le soluzioni», prova a smarcarsi. Furlan lunedì era all’incontro con Camusso e Angeletti. In attesa del congresso della Uil (19-21 novembre), l’idea di una manifestazione nazionale unitaria sopravvive: potrebbe essere a fine novembre o inizio dicembre.

A cambiare saranno presto – forse già a fine mese – anche i metalmeccanici. La staffetta in questo caso sarà fra Beppe Farina – segretario generale dal 2008 che passerà nella segreteria confederale – e Marco Bentivogli – figlio d’arte, già segretario nazionale e regista della manifestazione di ieri mattina.

Amato e conosciuto sul territorio, buon contrattualista e conoscitore attento dei vari settori industriali, Bentivogli è assurto agli onori della cronaca per la protesta mediatica contro il talk show che boicottano i metalmeccanici e invitano solo Landini. Ieri però era lui su tutte le tv. E pareva a suo agio. Landini stesso ha solidarizzato con i metalmeccanici in piazza. La frattura di Pomigliano potrà essere superata cambiando – relativamente – facce?