Vivere per vivere. Riot in Cell Block 11 (Rivolta al blocco 11, 1954) a distanza di 60 anni resta per il genere gcarcerarioh uno dei titoli più solidi, civili e meglio resistenti alla prova del tempo mai realizzati, diretto da Don Siegel – alla sua prima grande prova – in stile documentaristico allfinterno del penitenziario di Folsom (gcaroh a Edward Bunker) e prodotto dal maverick Walter Wanger (La regina Cristina). Il difficile sviluppo nel rapporto tra potere, legalità e repressione nellfambito dellhistituzione totaleh vede protagonista lfex eroe di guerra Neville Brand nel ruolo di Dunn, capo dei rivoltosi, mentre un giovane Sam Peckinpah assiste alla regia con piglio già decisivo (portò sul set come comparse un pugno di brutti ceffi talmente convincenti da far ammettere a Siegel che al confronto i veri detenuti di Folsom sarebbero apparsi delle femminucce). Da aprile in edizione combo blu-ray/dvd Criterion, accompagnato da estratti dellfautobiografia del regista, A Siegel Film, un saggio di Chris Fujiwara e un tributeto the director datato 1974 dell stesso Peckinpah.

 

Per caso o per azzardo. Tra le infinite suggestioni indotte dal paesaggio rurale francese non dimentichiamo quella lontana (1962 è lfanno di origine) incarnatasi nel modello drammatico di Yvan Lesurf (André Jocelyn), un giovane dalla sensibilità accentuata che in seguito alla morte del padre e al successivo matrimonio di sua madre (Alida Valli) con uno zio, inizia a interpretare gli eventi che lo riguardano come quelli propri del tragico personaggio shakespeariano di Amleto. Ophélia di Claude Chabrol alla sua uscita raccolse consensi limitati, ma il tema puramente hitchcocko/chabroliano del senso di colpevolezza dellfinnocente cfè tutto. gLo spettatore rischia continuamente di essere ingannato, ed è precisamente su questo che si svolge il soggetto del film, perché tra la realtà e il mito manca il vero accordoh (Chabrol). Con Juliette Mayniel e Laszlo Szabo. Stanotte allfinterno di FuoriOrario (Rai3, ore 2.45).

 

La fabbrica degli eroi. Nicolas Roeg e Martin Scorsese ne sono entusiasti, chissà se sulla scorta anche dei precedenti titoli del suo autore, Kill List e Killer in viaggio (questfultimo addirittura distribuito in Italia): A Field in England di Ben Wheatley (nato nel 1972) attira fortemente lfattenzione cinefiliaca nel virare in bianco e nero e a ritroso nel tempo un nuovo tassello visivo libertario, spiazzante e impermeabile alla cattura estemporanea dello spettatore. Durante la Guerra Civile del XVII secolo in Inghilterra, un gruppo di disertori impegnato a salvare la pelle è preso in trappola da un misterioso alchimista, che obbliga gli sbandati a partecipare alla sua ricerca di un tesoro nascosto al riparo di un terreno rigoglioso di funghi allucinogeni, costringendoli a una forzata psichedelia loro malgradoc In sintesi, un abbraccio ideale/mortale tra Peter Watkins e The Wicker Man, i Monty Python e Alejandro Jodorowsky, ovvero niente erotismo, tanto meno umorismo, eppure per contrappasso estremo divertimento.