Sul Mottarone, la montagna che abbraccia e divide i due maggiori laghi del Piemonte (Orta e Maggiore), il ricordo di quel dannato 23 maggio 2021 resta un macigno. La funivia è ferma e immobile. E sul suo crollo, costato la vita a 14 persone, sono arrivati i risultati della maxi-perizia depositata al Tribunale di Verbania. Oltre mille pagine in cui emerge come una corretta manutenzione avrebbe potuto evitare la tragedia.

La fune traente della funivia del Mottarone si è spezzata «a causa del degrado della fune stessa verificatosi in corrispondenza dell’innesto della fune nella testa fusa, punto più delicato». E sull’utilizzo dei cosiddetti forchettoni il pool di periti, guidato da Antonello De Luca docente all’Università Federico II di Napoli, afferma: «La causa della precipitazione della cabina numero 3 è stata l’inserimento di esclusori di funzionamento al sistema frenante di emergenza previsto da norma e presente nella cabina 3. Tali esclusori hanno impedito, in occasione della rottura della fune traente, che il sistema frenante di emergenza si attivasse andando a bloccare in sicurezza la cabina sulla fune portante». Dall’8 al 23 maggio 2021, giorno dell’incidente, la cabina numero 3, quella precipitata, aveva «effettuato tutte le 329 corse registrate dall’impianto di videosorveglianza con i forchettoni», inseriti per «223 volte anche nella cabina numero 4».

La fune era corrosa già ben prima dell’incidente: «L’analisi frattografica ha infatti mostrato che, in corrispondenza del punto di rottura della traente, il 68% circa dei fili presenta superfici di frattura che testimoniano una rottura dei fili ragionevolmente antecedente la precipitazione del 23 maggio».

Sulle condizioni della fune traente non erano stati effettuati almeno negli ultimi mesi i controlli previsti dalla legge. «La non conduzione di tali controlli viola quanto prescritto dalle norme per evitare precipitazioni così come i generali principi di prudenza, diligenza, da adottarsi nell’esercizio di un impianto funiviario». La conclusione è lapidaria: «Una corretta attuazione dei controlli avrebbe consentito di rilevare i segnali del degrado, ovvero la presenza anche di un solo filo rotto o segni di corrosione e, quindi, di sostituire la testa fusa così come previsto dalle norme».

Il 20, 21 e 24 ottobre sono state fissate dal gip Annalisa Palomba le udienze per l’incidente probatorio in cui ciò che emerso nella perizia verrà discusso. Sono 14 gli indagati: 12 persone (tra cui il gestore Luigi Nerini, il direttore Enrico Perocchio e il caposervizio Gabriele Tadini) e due società (Ferrovie del Mottarone e Leitner).