Musica e fumetti suona davvero strano come connubio, ma questa dicotomia ha saputo generare l’imprevisto: mondi inventati popolati da rockstar, cantanti che dividono la scena con eroi della Marvel o della Bonelli al pari dei crossover tra Superman e l’Uomo ragno, e deliziosi esperimenti come Razzi amari di Disegni e Caviglia, il punto più alto dei musical a strisce. Sembra incredibile perché, a conti fatti, il mondo di Tex o Satanik è silenzioso: siamo noi con la nostra immaginazione, con Spotify acceso che diamo ritmo allo struggente finale della prima stagione di Orfani, intitolata appunto Rock’n’roll, che sentiamo, lettura dopo lettura, la musica incalzare mentre, come piccoli spaventati guerrieri, arriviamo alle ultime pagine. Questo rapporto, strano, contrastato, improbabile, è stato oggetto, proprio in Italia, negli ultimi mesi, di una serie di numeri di Dylan Dog (Sally, Alba Chiara e Jenny) ispirati alle note canzoni di Vasco Rossi: un boom di vendite e la rinnovata passione per un personaggio, quello di Tiziano Sclavi, ultimamente un po’ in ombra. Il vecchio Blasco che riporta i lettori nelle edicole? Può essere, ma il merito è da dividere con le tre brillanti sceneggiatrici, Paola Barbato, Gabriella Contu e Barbara Baraldi, che hanno saputo reinterpretare il mondo del cantante in chiave dark poetica. Certo che a leggere questi albi, nei redazionali, c’è l’impressione di tornare negli anni Novanta con riviste come Tutto, tanto le pagine sono piene di curiosità su Vasco, impaginazione alla Cioè per sviscerare i dietro le quinte delle canzoni, e soprattutto copertine che mostrano quello che mai leggeremo, Dylan Dog e il cantante emiliano in scena insieme. Capita però che sceneggiatori e registi scrivano di fumetti, come il caso di Kevin Smith, l’autore di Clerks-Commessi, alle prese con Daredevil o Batman, e capita, raramente è vero, che lo stesso accada con cantanti o musicisti. Dei migliori parti tra questi mondi, diversi e pronti a esplodere come un incontro tra supernove, stiamo per parlarvi.

RAGIONE DI VITA
Gerard Way è stato il cantante della band My Chemical Romance, prima di buttarsi in una carriera solista che dura tutt’oggi. Personalità autodistruttiva, molto fragile e sensibile, dedito per un lungo periodo all’alcol, agli antidepressivi e alla cocaina, l’artista ha sempre sostenuto che, al pari della musica, i fumetti sono stati per lui una ragione di vita, capaci di riuscire a fargli superare i (tanti) pensieri suicidi. Durante il corso delle scuole superiori, il cantante, a causa del sovrappeso, era oggetto di derisioni e bullismo: troverà in una graphic novel, Watchmen di Alan Moore, l’opera che poteva cambiare la sua prospettiva di vita, un raggio di sole in un mondo di tenebra. Quando fu assunto al negozio di fumetti locali, a Gerard non sembrò vero: la sua passione era diventata un lavoro. L’idillio finì presto: il negozio subì una rapina a mano armata e il futuro cantante fu fatto mettere in ginocchio con una pistola Magnum puntata alla testa a un passo dai titoli di coda.
Per anni il mondo dei comix e quello di Way hanno percorso una strada parallela, finché nel 2007, il nostro ha scritto uno dei fumetti più brillanti e riusciti dai tempi, appunto, di Watchmen di Alan Moore, al quale è ispirato. Baciato da un successo inaspettato, Umbrella Academy, pubblicato negli States dalla Dark Horse, diventa non solo una pietra miliare dell’arte disegnata, ma una serie che proseguirà negli anni in tre capitoli, Apocalypse Suite (2008), Dallas (2009) e Hotel Oblivion (2018-2019). La storia ruota intorno a sette supereroi nati da un evento unico e inspiegabile, e in seguito adottati da Sir Reginald Hargreeves, inventore e miliardario, «per salvare il mondo», secondo lui. Profondo, immaginifico, denso di azione e di conflitto interiore, pieno di personaggi bizzarri, ma umani, come Monocolo, leader del gruppo con la testa trapiantata sul corpo di un gorilla marziano, Voce, capace di modificare la realtà tramite le bugie, o Medium, dotato di poteri come la levitazione, la telecinesi e l’abilità di entrare in contatto con i morti, ma solo se… non indossa le scarpe.
Ad impreziosire il tutto poi i magnifici disegni di Gabriel Bá, fumettista e blogger brasiliano dal taglio poco commerciale e surreale, simile per certi versi a quello dell’artista Lynn Varley (300, Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora, entrambi su testi del marito Frank Miller). Umbrella Academy ha poi riacceso l’interesse di un pubblico più vasto, quello televisivo, grazie all’omonima serie tv di Netflix, una delle poche a non tradire lo spirito del fumetto.
Gerard Way, però, oltre a questo prodotto, riuscito e di culto, ha creato anche l’altrettanto strabiliante The True Lives of the Fabulous Killjoys, su disegni di Becky Cloonan, e curato alcune sceneggiature per le serie Doom Patrol e Cave Carson Has a Cybernetic Eye, vincendo, in questi anni, pure dei premi importanti come un Eisner Award nel 2008.

SOPRA LE RIGHE
«Ho cominciato a collezionare fumetti nei primi anni Settanta», raccontò Rob Zombie in un’intervista. «Mi ricordo il primo albo che ho comprato: è stata uno de I Fantastici 4». Mentre si destreggiava tra le sue due carriere, quella di musicista e di regista horror, l’ex frontman dei White Zombie, riuscì a scrivere una serie di titoli a fumetti, tra i quali Rob Zombie’s Spookshow International, The Nail, Bigfoot, Whatever Happened to Baron Von Shock?, un adattamento del suo film La casa del diavolo, e The Haunted World of El Superbeasto. Tutti violenti, sopra le righe, a loro modo intrisi di un fascino malato. «La cosa grandiosa dei fumetti è che non c’è budget», ha dichiarato entusiasta Zombie, «Puoi fare qualsiasi cosa pazzesca ti venga in mente. Ad esempio: ho bisogno che un mostro gigante della palude spari fulmini dal culo di un asino meccanico e poi attacchi un’aliena spaziale con seni grandi in cima a un vulcano che esplode? È qualcosa di costoso in un film, ma non nei fumetti. Lì non è un problema».
Nel 2011, Tom Morello, il chitarrista dei Rage Against the Machine, ha collaborato con la Dark Horse per una serie di 12 libri a fumetti incentrati sulle avventure di una prostituta di 16 anni, destinata a diventare la combattente per la libertà di un futuro prossimo venturo. A disegnare, magnificamente, una storia tesa, dalle velleità di satira politica, ci pensarono Scott Hepburn e Dan Jackson. «Il mio obiettivo per Orchid era di creare un’avventura sci-fi tesa come Il signore degli anelli, Star Wars, La torre nera di Stephen King, ma con un’inedita chiave di lettura politica, di sinistra, dalla parte dei più deboli, delle classi sociali meno abbienti», ha dichiarato Morello a Rolling Stone. «Di solito siamo interessati al re che reclama il trono, ma tutti i suoi servi, i contadini, le comparse che muoiono? Di loro a chi importa? Che background avevano?».
Da non dimenticare, tra i cantanti votati al fumetto, anche Ryan Key, ex frontman degli Yellowcard ai testi per la Marvel con la sceneggiatura per il quarto numero di Edge of Venomverse, Gene Simmons con l’antologia House of Horrors, e Courtney Love che, con lo scrittore Stuart Levy e gli artisti Ai Yazawa e Misaho Kujiradou, ideò, nel 2004, una bellissima serie di manga, Princess Ai, basata in parte sulla sua vita.
Un sussulto di orgoglio viene proprio dal nostro paese, l’Italia, grazie a Davide Toffolo, non solo frontman del gruppo Tre Allegri Ragazzi Morti, ma anche fumettista di successo e di talento, rielabora una concezione musica/fumetti innovativa, assolutamente correlata e imprescindibile. Bellissimi, struggenti, quasi oggetti indefiniti in un panorama italico che si riflette nei ritmi da fabbrica delle storie Bonelli, i lavori di Toffolo sono vere opere d’arte, scritte e disegnate con uno stile anticommerciale che ha creato, per assurdo, un boom di vendite incredibile. Tra tutte, la migliore, la più bizzarra e, senza dubbio, la più genuinamente nerd è Come rubare un Magnus, omaggio al disegnatore che creò graficamente personaggi pop d’incredibile culto come Satanik, Kriminal e soprattutto Alan Ford. Una lavorazione travagliata, ben 12 anni, dal 2008 al 2020, attesa lungamente senza deludere le aspettative, questa è l’opera più complessa e matura del Toffolo fumettista.
Con lui si chiude questo viaggio attraverso una serie di fumetti e autori che non parlano di musica, ma racchiudono l’anima della musica stessa, quella che emoziona e racconta storie capaci di muovere il cuore.