L’hanno chiamata «Welcome to Italy» l’operazione che ieri mattina ha portato alla denuncia di 25 persone tra le province di Frosinone, Caserta, Isernia, Latina e Rieti. Le accuse sono associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di dipendenti pubblici, estorsione, truffa ai danni dello stato, frode in pubbliche forniture, abuso d’ufficio, malversazione, emissione e utilizzo di fatture false. Il gip del tribunale di Cassino ha anche disposto la confisca di beni per 3 milioni di euro. Si tratta di un giro di affari con al centro la gestione di Sprar e Cas da parte di cooperative ramificate in tre regioni.

Finivano a carico delle spese per l’accoglienza dei migranti voci come la ristrutturazione della villa, con annesso campo da tennis, di proprietà del responsabile di una delle coop coinvolte. Oppure il conto della festa per il diciottesimo compleanno del figlio di un altro responsabile, conto inserito alla voce «manifestazione per l’integrazione dei migranti». I gestori italiani sfoggiavano suv Bmw X1 e X3, acquistati in leasing. In base alle ipotesi degli inquirenti, tutte cose possibili grazie a connivenze negli uffici pubblici, una contabilità alterata e le condizioni indegne in cui facevano vivere gli ospiti delle strutture.

Sono stati accertati casi di pagamento di rette per migranti non più presenti sul territorio italiano. Oppure il subappalto di vitto e alloggio a un altro centro, fatiscente, a un prezzo inferiore di un terzo rispetto a quello versato dalla Prefettura, in modo da intascare illecitamente la differenza. Del resto tutte le strutture presentavano ambienti rovinati dall’incuria, con stanze sporche e blatte nelle cucine. Nei comuni nell’area di Isernia, Caserta e Frosinone è stato, ad esempio, accertato che il servizio veniva affidato alle coop senza alcuna procedura a evidenza pubblica. Uno dei sindaci coinvolti aveva ottenuto in cambio l’assunzione di familiari e conoscenti, pretendendo anche un aumento di stipendio per una persona che aveva segnalato.

Le indagini, svolte su delega della procura di Cassino, hanno permesso di acquisire documentazione contabile ed extracontabile. Gli illeciti riguardano sia centri Sprar che Cas, che ricadono nella gestione delle prefetture. Agli atti fatture per operazioni inesistenti, rimborsi non dovuti, frodi nella fornitura di servizi ai rifugiati, richiesta di rimborso rette per ospiti non più in Italia, percezione di contributi per costi mai sostenuti. In alcuni casi, sono venute fuori doppie annotazioni nei registri di rendicontazione dei costi sostenuti, contributi per il pagamento di personale percepiti due volte, nonché un doppio utilizzo dell’Iva, portata sia in detrazione che rimborsata.

Le cooperative operavano indisturbate anche grazie a un patto «di non concorrenza» grazie al quale si erano spartite i territori. Quando una coop esterna al «sistema» ha provato a inserirsi in una della loro aree, è intervenuto il sindaco che, con minacce più o meno velate, ha costretto la proprietaria dell’immobile che doveva essere adibito a residenza degli immigrati a rescindere il contratto di locazione, già registrato. Il gip del tribunale di Cassino ha disposto 18 misure cautelari: per 11 persone coinvolte è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, per sette è stato comminato il divieto di esercitare attività imprenditoriali.