Frits Lugt e la moglie Jacoba Klever, dicembre 1910

 

«Abbiamo fatto un lavoro molto utile, per il quale tu e i nostri figli, in futuro, ci sarete molto grati, non foss’altro perché abbiamo strappato un sacco di carta e l’abbiamo consegnata alle onde (…). Siamo incappati in così tante lettere assai interessanti che, passati altri cinquant’anni, lo sarebbero sembrate ancor di più, e così abbiamo fatto una selezione. All’incirca quattro quinti sono svaniti, e questo risparmierà molte preoccupazioni ai nostri eredi». È il 13 gennaio 1961. Il destinatario di queste righe è J. G. van Gelder, a scrivere è Frederik Johannes «Frits» Lugt, durante un viaggio negli Stati Uniti in compagnia della moglie, Jacoba Klever, detta To. Una scelta radicale, certo, che costringe a congetture e consegna, spesso, lacune e punti interrogativi a chi tenti di dipanare le vicende di questo studioso-connoisseur. Eppure la sistematica eliminazione di molte carte (ad esempio quasi tutta la corrispondenza privata tra Lugt e la moglie) non ha impedito di mettere a fuoco la personalità di uno dei più importanti storici dell’arte e collezionisti della prima metà del Novecento. Lugt era nato il 4 maggio 1884 ad Amsterdam. Il suo nome, al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti, è oggi indissolubilmente legato alla Fondation Custodia, creata nel 1947, che a tutt’oggi ospita la collezione di Lugt, e all’Institut Néerlandais di Parigi.
Al di là di questi, che furono i risultati degli sforzi di un’intera vita, Lugt ha occupato un posto singolare tra studiosi, collezionisti e mercanti d’arte del secolo scorso. Ragazzino dall’intelligenza assai precoce, rimase letteralmente folgorato dalla grande esposizione del 1898 ad Amsterdam, dedicata a Rembrandt. Dall’incontro con l’opera del grande pittore Lugt ricavò un’impressione profonda, tanto da decidere di scrivere una biografia del pittore – corredandola di bellissimi disegni che copiano le opere dell’artista – e di entrare in corrispondenza con storici dell’arte quali Abraham Bredius, all’epoca direttore del Mauritshuis de L’Aia.
La passione per il grande pittore del Seicento, in quel frangente storico, non era cosa rara: una fiammata che coinvolse tutt’Europa. Come spesso accade, nella vita a volte sono gli imprevisti a imprimere virate inaspettate. Nel 1899 la morte improvvisa di Frederik Adama van Scheltema, uno dei soci della casa d’aste Frederik Mueller & Cie, aveva lasciato la ditta in una situazione complicata. Adama van Scheltema era cugino dei Lugt, e aveva raccomandato al proprio socio, Anton Mensing, il giovane Frits. La via era tracciata. Dopo un lungo viaggio in Inghilterra e Scozia, Lugt iniziò ufficialmente a lavorare per la casa d’aste. Il core business era l’arte olandese, senza distinzioni tra arti ‘maggiori’ e ‘minori’. Sono anni intensi, di viaggi e scoperte, alla ricerca di opere e di luoghi da visitare. Nel 1910 fu la volta del matrimonio con To Klever, figlia di un ricco mercante di carbone di origine tedesca. Lugt viaggia in lungo e in largo per l’Europa, e non c’è praticamente museo o collezione privata che non gli schiuda le porte, e durante quelle visite lavora alacremente soprattutto alla catalogazione di disegni e incisioni.
Il rigore e la pazienza necessarie per vagliare le opere che sarebbero transitate dalla casa d’aste per la vendita sono gli stessi che Lugt riversa anche nelle altre sue imprese. Una di queste è il volume pubblicato nel 1915 da van Kampen & Zoon, Wandelingen met Rembrandt in en om Amsterdam (Passeggiate con Rembrandt a e nei dintorni di Amsterdam). L’anno prima Lugt aveva pubblicato un lungo articolo sulla rivista americana «The Print-Collector’s Quartelry» in cui, sostanzialmente, anticipava i temi del volume, seppur tagliando la materia per un pubblico che non aveva familiarità con Amsterdam. È probabile che dalla rielaborazione di quel materiale sia scaturita l’idea per il volume. Attraverso quattro itinerari, che scandiscono gli altrettanti capitoli del libro, Lugt accompagna il lettore attraverso un percorso immaginario tra i canali della Venezia del Nord in un momento prossimo al 1650.
La trama e l’ordito di questa narrazione sono i disegni e le incisioni di Rembrandt che colgono scorci e panorami della città e della campagna circostante. Tanto le guide – come ad esempio quella di Melchior Fokkens del 1662, che poté forse agire da modello per il volume – quanto le piante antiche sono usate da Lugt per arrivare a definire i punti d’osservazione di Rembrandt. Non a caso, il foglio che abbiamo scelto, oggi al Rijksmuseum di Amsterdam, è illustrato nel volume di Lugt. Si tratta di un disegno a penna, con lievi tocchi d’inchiostro marrone, che il pittore realizzò probabilmente intorno al principio degli anni cinquanta del XVII secolo.
Arrivato alla Mueller & Cie, il foglio era rimasto invenduto nel 1908; Lugt allora lo comprò – per conto della ditta – per 200 fiorini. Donato da Mensing a Cornelis Hofstede de Groot nel 1910, dopo vari passaggi giunse al museo nel 1969. Quello che vediamo dal fiume Amstel è l’esterno del Kloveniersdoelen, cioè la sede della Compagnia degli Archibugieri, la milizia cittadina per la quale, nel 1642, Rembrandt aveva eseguito il suo capolavoro, la cosiddetta Ronda di notte. Al centro troneggia, massiccia, la torre medievale chiamata ‘Swijgh Utrecht’, che anticamente faceva parte delle mura cittadine. L’ampliamento del Doelen completato nel 1627 si intravvede a sinistra. Lì, al secondo piano, il monumentale dipinto di Rembrandt adornava, insieme ad altre opere, il salone di rappresentanza. Come in altri casi – basterà citare i disegni della Torre Montelbaan, che l’artista aveva a pochi passi dalla propria casa – Rembrandt omise volontariamente certi dettagli: in questo caso la copertura conica, moderna, della torre. Un procedimento assai utile per studiare elementi dalla facies antica da poter rifondere poi in altre composizioni.
A metà tra la veduta e il disegno d’invenzione, un foglio come questo testimonia della fiammata d’interesse per il paesaggio (sia esso urbano o campestre) che dal finire degli anni quaranta aveva conquistato Rembrandt. Lugt, dal canto suo, seppe cogliere meglio di chiunque altro l’inestricabile intreccio tra creazione artistica e dato di realtà insito in questo tipo di disegni, quasi a intravvedere quel tipo di particolare attenzione degli artisti olandesi per il paesaggio così mirabilmente spiegata da Svetlana Alpers come la «vocazione cartografica» dell’arte olandese. La ricostruzione di Lugt dei ‘sentieri’ percorsi dal pittore è anche pervasa dal suo profondo amore per la propria città, per i canali e i ponti, per la piattezza della campagna che non oppone nessun ostacolo allo sguardo, e che, dal canto suo, Rembrandt seppe sfruttare così bene in alcune incisioni.
Il libro del 1915 non è forse tra i lavori che oggi si associano di più al nome di Lugt, eppure le sue ricerche hanno aperto la strada a una sempre migliore comprensione dell’arte rembrandtiana. In fondo, anche nelle fatiche maggiori, come Les marques de collections de dessins et d’estampes del 1921 (e il supplemento del 1956), o i quattro volumi del Répertoire des catalogues de ventes publiques intéressant l’art ou la curiosité, pubblicati nel 1938, 1953 e 1964 (più un volume postumo, uscito nel 1987), quello che Lugt disegna è una mappa che, poco a poco, costruisce una geografia peculiare, sia essa relativa al possesso di stampe e disegni oppure ai tragitti seguiti da Rembrandt durante le sue passeggiate tra i canali di Amsterdam.