«Faccio questo, faccio quello»: suona così la formula più sfruttata lungo gli anni per dire dello stretto rapporto che la poesia della Scuola di New York ha avuto con la quotidianità, l’autobiografismo, e la presa sul reale, da parte degli intellettuali che ne erano parte, attivi all’interno di uno stretto e vorticante lembo geografico, avanguardistico e ambiziosamente innovativo degli Stati Uniti del dopoguerra. Lo ricorda e lo discute estensivamente Daniela Daniele, attenta curatrice di un recente volume, Inni di St. Bridget (Mimesis, pp. 152, € 22,00) firmato a quattro mani da Bill Berkson e Frank O’Hara, proponendoci in traduzione italiana...