Da sempre sinonimo di rap intriso di impegno sociale, in grado di tratteggiare con velenosa ironia le contraddizioni genetiche del Bel Paese, Frankie Hi-Nrg, nato Francesco Di Gesù, torna  a Sanremo dopo qualche anno di “distrazioni” artistiche che l’hanno visto attore al cinema e in teatro (con Massimiliano Bruno nello spettacolo Potere alle parole e in film come I più grandi di tutti di Carlo Virzì), conduttore per Sky Arte del programma Street Art e installazioni artistiche in compagnia del fedele Filippo Centenari, autore insieme a Frankie stesso del teaser dell’album Essere Umani. Sul palco sanremese due nuove canzoni, Un uomo è vivo e Pedala, che rappresentano totalmente lo spirito del nuovo disco, una riflessione “dall’interno” sul mondo che ci circonda e sulla degenerazione di una crisi, in primo luogo di rapporti umani.

Come nascono le due canzoni che canterai stasera all’Ariston?

Pedala è una grande metafora, inaspettata e sorprendente, sulla vita. Ogni bicicletta ci aiuta simbolicamente a scrivere la nostra storia su questo pianeta, la vita è in sostanza una corsa in bicicletta: alla nascita ce ne regalano una che dovremo poi sostituire al traguardo. Sono stato molto fortunato, e qui devo ringraziare la lingua italiana, perché analizzando la nomenclatura della parti meccaniche della bici, e la fisica che sottende il meccanismo della pedalata, escono delle assonanze e delle immagini vivide, ad esempio “la consapevolezza che la corona, utilizzando la catena, costringe il pignone alla rivoluzione”. Sono rimasto affascinato dalle potenzialità di questa particolare nomenclatura. Un uomo è vivo invece nasce da un momento intimo che ho vissuto tornando nella vecchia casa dei miei genitori. Mi aspettavo di trovare un luogo inanimato e invece era brulicante di vita, di una vitalità vivificante e mi ha aiutato a poter levare “i galloni da genitori” a due belle persone delle quali, con l’età, mi sento sempre più contemporaneo, al punto da arrivare alla considerazione che c’è un istante nella vita di ognuno di noi in cui si è il proprio padre e la propria madre, anche il padre non conosciuto, anche la madre che ti ha plagiato.

I due brani sono probabilmente quelli più personali in un disco che sembra allontanarsi dal diretto e dichiarato impegno politico e sociale dei precedenti, a cominciare dal titolo: Essere Umani…

Per me essere umani è per prima cosa un atto di volontà, “essere” non nel senso immanente del termine. Una persona “è” quando si pone nella condizione di voler essere e ho cercato di declinare questo pensiero in tutte le canzoni del disco. Dell’attualità sociale ne ho parlato vent’anni fa e il mio primo singolo Fight Da Faida è una canzone che ho scritto prima degli attentati a Falcone e Borsellino. Quelli che benpensano parla di quello che accade oggi, quindici anni fa avevo “esagerato” in quel testo, ora la realtà, con la sua macroscopica attitudine materialista, lo ha superato. L’assunzione di responsabilità di ognuno di noi è il fulcro del disco, insieme al desiderio di comunicare che l’ignoranza è un disvalore, è povertà, è morte mentre la curiosità, l’imparare e l’apprendere il rispetto reciproco, le relazioni sociali, il rispetto dei ruoli è la strada giusta in questo presente. Siamo troppo vittime di un pensiero collettivo che annulla, bisogna entrare nelle cabine elettorali e prendere una decisione, assumendosi le proprie responsabilità perché se voti a caso, verrai governato a caso. Noi siamo sovrani di noi stessi e dobbiamo agire per un’idea comune, trovare un problema e creare la collettività, nel corpo umano è il morbido che governa il duro, sono i muscoli e le cartilagini a dare ordini alle ossa, non il contrario e nella vita succede la stessa cosa.

Quest’anno ti presenti da totale indipendente: interprete, autore, produttore con la tua nuove etichetta discografica Materie Prime Circolari…

Ho sempre sostenuto, fin dalla fine degli anni ’90, che un’artista creativo e curioso debba rendersi indipendente fino ad arrivare a essere un’artista a “chilometro zero”, quello che da sempre sa essere del mestiere. Con questo mio disco sento di essermi mosso in maniera forte e decisa in quella direzione. E’ fondamentale la responsabilità e nel momento in cui “fai la manutenzione” del sistema in cui vivi, qualcosa succede. Ci vuole più gente che dia l’esempio, prendendo una posizioni, non solo nella musica. Tanta gente si lamenta del governo, dei mezzi d’informazione ma se i mass media comunicano “male” le notizie è perché la maggioranza delle persone ha affrontato in maniera distratta la lettura delle notizie, leggendo i titoli in grassetto, basandosi sulla prima riga per dare un’opinione, con i titoli capziosi che vengono costruiti apposta per generare opinioni da smontare. Non esiste il silenzio assenso, come diceva il mio professore di diritto privato, non è vero che chi tace acconsente. Vado ancora a votare e l’ultima volta ho annullato le schede scrivendo la motivazione sopra. Sono un sostenitore del recarsi alle urne, voglio che la mia scheda nulla venga contata. Puoi stare zitto solo presentandosi e tacendo, se non ti presenti può mille significare altre cose ma il silenzio deve essere contato.

Tornando all’artista a “chilometro zero”, come è possibile concretamente accorciare la filiera della creatività e della comunicazione della musica?

L’industria discografica ha avuto un’impostazione troppo immobilista negli ultimi anni, arroccata su determinati privilegi che non esistono quasi più mentre il mondo va avanti . Nel 1998, in un’intervista a Mario Luzzato Fegiz, facevo la distinzione fra pirateria e peer to peer: pirateria significa duplicare in serie e guadagnare soldi, scambiare dati è un’altra cosa, può non essere legale ma sono due cose radicalmente diverse. Nel 2003 alle sei del pomeriggio su Emule trovai oltre trecento copie complete del mio album Ero un autarchico. Chi ha speso tempo e denaro per comprare il mio disco e distribuirlo online, probabilmente non mi ha fatto vendere tot migliaia di copie ma per un altro verso ha reso disponibile la mia musica a tante persone. Il mio compito è quello di riuscire a far capire a queste persone che il mio progetto può crescere se loro diventano finanziatori. Il disco magari piace e non viene comprato ma posso ritrovare quella gente a un mio concerto, magari gratuito in una piazza, e avere così successo con gli organizzatori . Partecipare all’indotto, anche senza spendere direttamente del denaro, significa darmi credibilità e potenziare il mio progetto e questa è la mia vera missione.