«Marce per la libertà», contro l’estrema destra, la diffusione delle idee estremiste e le leggi liberticide in 140 città francesi, ieri, a una settimana dal primo turno delle elezioni regionali e dipartimentali, a un anno dalle presidenziali del 2022. Hanno partecipato i partiti di sinistra (Ps, Pcf, France Insoumise, Europa Ecologia), i sindacati, molte associazioni. I sondaggi sono preoccupanti: in sei regioni su 13 della Francia metropolitana il Rassemblement national potrebbe arrivare in testa al primo turno. Al secondo, ci sono serie minacce di vittoria del partito di Marine Le Pen in Provenza-Costa Azzurra e altre due regioni sono a rischio.

Il «fronte repubblicano» non funziona più, anche la sinistra è ritrosa a ritirarsi al secondo turno per evitare il peggio, sbarrando la strada all’estrema destra al prezzo di far eleggere la destra. Il clima politico è «deleterio», hanno sottolineato i leader della sinistra presenti nel corteo parigino, non enorme, ma si è svolto senza problemi anche grazie al fatto che la polizia ormai non può più chiudere i manifestanti in una nassa, pratica dichiarata illegale.

La tensione politica è in aumento. C’è stato lo schiaffo a Emmanuel Macron nella Drôme il 6 giugno, il polemista estremista Eric Zemmour, che sogna di candidarsi, ha commentato su CNews: «si è desacralizzato, ha solo quello che merita». Malgrado l’euforia della fine progressiva del lockdown e i miliardi del piano di rilancio, una deriva che ricorda il dopo crisi del ’29 sembra innescata. Per il politologo David Djaïz, c’è «un clima pre-Trump» in Francia. Le reti sociali sono scatenate e i politici soffiano sul fuoco. Jean-Luc Mélenchon, che ha ceduto al complottismo annunciando «gravi incidenti» prima della presidenziale, ieri è stato aggredito alla manifestazione e ricoperto di farina. «Il bianco mi sta bene» ha commentato.