Una lettera Hollande-Merkel per il prossimo Consiglio europeo di giugno, il primo contributo comune franco-tedesco da quando Hollande è presidente, per rilanciare l’iniziativa sull’occupazione dei giovani. Ieri, Angela Merkel era a Parigi, un nuovo segno dell’accelerazione dei principali dirigenti europei di fronte alla crisi, che colpisce tutti ma soprattutto i giovani, senza che vengano date risposte adeguate. Le ricette non cambiano: più formazione, apprendistato sul modello tedesco, e sullo sfondo un maggior “coordinamento” delle politiche economiche. Hollande insiste sull’utilizzazione dei 120 miliardi del Patto per la crescita, di cui praticamente si sono perse le tracce, mentre i dati sulla disoccupazione di aprile in Francia battono un nuovo record (39.800 in più in un mese, che salgono a più 52mila con coloro che hanno lavorato alcune ore, 3,2 milioni di disoccupati, 4,8 milioni senza un vero lavoro, in aumento dell’1,2% in un solo mese, 700mila giovani senza lavoro, più 2% in un mese). Il programma 2014-2020 per i giovani, che stanzia 6 miliardi – cioè la miseria di 130 euro a testa ogni anno per i 6 milioni di giovani disoccupati nella Ue – è una goccia nell’oceano della disillusione rispetto alle istituzioni europee, nell’attesa di un non ben precisato intervento della Bei (che da parte sua frena: non fatevi illusioni, ha praticamente detto il presidente Werner Hoyer).

Mercoledi’, Hollande ha fatto la voce grossa contro la Commissione, che nelle “raccomandazioni” ha dato troppi dettagli sulle riforme da fare in Francia, a cominciare da quella delle pensioni (alzare l’età dai 62 anni attuali, azzerare i regimi speciali, evitare di aumentare i contributi): per il presidente francese “la Commissione non deve dettarci cosa dobbiamo fare, noi dobbiamo rispettare gli impegni europei sulla riduzione dei deficit, ma per cio’ che concerne le riforme strutturali tocca a noi e a noi soli dire quale sarà la strada giusta per raggiungere l’obiettivo”.

Merkel e Hollande cercano di mostrare un’intesa, che pero’ è ormai incrinata persino nei dettagli. Merkel ha visitato ieri al Louvre la mostra Sulla Germania, 18001939 da Friedrich a Beckmann, che nel suo paese ha suscitato speciose reazioni ostili, perché i curatori francesi sono accusati di aver omesso una parte considerevole dell’arte tedesca, con l’obiettivo di mostrare che il percorso dal Romanticismo alla Neue Sachlichkeit ha condotto al nazional-socialismo. La Francia, paese con una forte natalità in Europa, fronteggia un record di disoccupazione mentre la Germania, con una demografia declinante (meno di 15% di giovani), detta legge sul risanamento dei conti pubblici. I due dirigenti europei hanno esaminato ieri il rapporto sulla competitività e la crescita in Europa redatto da Jean-Louis Beffa di Saint-Goban e da Gerhard Cromme di Siemens, che contiene 30 proposte per rilanciare l’economia, dall’energia al commercio, dagli investimenti alla concorrenza e al fisco. Il problema è che la moltiplicazione dei rapporti, sempre redatti da grandi industriali che condividono la visione liberista della Commissione, finisce sempre per proporre la stessa ricetta di tagli al welfare e di diminuzione dei diritti del lavoro. Un’ “oggettività” con la quale Merkel è più a suo agio che Hollande. Le “raccomandazioni” della Commissione hanno irritato a Parigi, perché sono entrate troppo nei dettagli: per esempio, Bruxelles ha suggerito di riformare “urgentemente” il sussidio di disoccupazione, per rendere più attraente il ritorno al lavoro (tradotto: ridurre l’assegno a un anno, cosi’ il disoccupato disperato accetta tutto quello che gli viene proposto).