Sin dal suo esordio con Cronaca di un servo felice, uscito nel 1999 dopo avere collezionato alcuni rifiuti, Francesco Permunian è stato in qualche modo uno scrittore sadiano: tra le sue ossessioni autoriali se ne contano almeno due che lo avvicinano, per gusti e disgusti, al Divino Marchese: l’anticlericalismo militante, quasi teppistico, e le cosiddette perversioni sessuali descritte in uno stile antipsicologico, corale, bestializzante, da enciclopedia della fauna umana. Non è un caso quindi che il suo nuovo romanzo, Elogio dell’aberrazione (Ponte alle Grazie, pp. 208, € 16,80), sia la riscrittura molto libera delle 120 giornate di Sodoma e contemporaneamente...