Se ne è andata una figura amica, una donna baciata dalla grazia dello humor, una signora coeva di milanesi agguerrite, borghesi, anticonformiste e radicali, come Camilla Cederna, una di quelle intellettuali rare come era Franca Valeri. Un’artista capace di coniugare alto e basso in ogni campo della cultura. Drammaturga, scrittrice, attrice, la sua biografia testimonia di uno spirito pionieristico: la prima donna a fare la radio, la prima attrice comica italiana. La nostra Franca è tante cose, ma soprattutto è la galleria strepitosa, irresistibile di ritratti femminili. Perché le donne, diceva, erano la cosa che conosceva meglio, al punto da costruire su di esse, e su di sé, una composizione corale, un’orchestra che suona la propria armonia originando da un presupposto di fondo, da un pensiero generale: «La donna ha dei sentimenti al posto del cervello, e questo è un problema. E l’uomo è il grande problema storico». Un uomo spesso ridotto al «cretinetti« del film Il vedovo con Alberto Sordi, oppure un marito dimenticato nella stanza accanto dalla sora Cecioni. Perché se delle donne potevamo finalmente ridere, i suoi uomini erano parte di un genere affollato di fanfaroni, arrivisti, furbastri, arrampicatori sociali. Da qui la sorgente dell’umanità buffonesca di signorine, mogli o zitelle portate a teatro, alla radio, al cinema e in televisione.

LE SUE PROTAGONISTE, che nascono alla radio già nel dopoguerra, diventano icone nazionali e popolari in tv, quando sul piccolo schermo arrivano la signorina snob e la sora Cesira maritata Cecioni. Figurine indelebili dell’intrattenimento di Studio Uno di Antonello Falqui (1966), e di tanti altri varietà degli anni ’70 del secolo scorso. Milanese di nascita ma romana d’adozione, con la cadenza doc della sora Cecioni: «Embè mammà stavo a dormì…voi uscì? Perché papà ndo stà? Sta a fa i gnocchi?». Puntualmente la telefonata di mammà (la cornetta del telefono come il cordone ombelicale)la risvegliava da un sonno profondo perché la giovane sora Cecioni più che altro dormiva, ma non era, come si poteva supporre, una donna depressa quanto piuttosto svagata e distratta, al punto da risvegliarsi di soprassalto e non vedendo il consorte, telefonare a ospedali e obitori di cui naturalmente conosceva infermieri e custodi («come stanno i pupi?»), per scoprire dopo numerose telefonate che il marito non era né ferito, né morto ma dormiva tranquillo nella stanza accanto. Distratta e sognatrice, semmai un po’ seccata dal fatto che in tanto dormire non le apparisse in sogno il caro nonno defunto, a suggerirle gli agognati numeri al Lotto («che ce n’avrei tanto bisogno»).

LE BASTAVA smontare la messa in piega perenne con i suoi mega bigodini, lisciare l’inconfondibile caschetto, indossare uno chiffon ed eccola trasfigurata nella signorina snob con l’accento meneghino: «Ciao caro, sono andata in crociera in India, dove non c’è niente da comprare perché c’è solo roba indiana….e sapessi…gli indiani sono così magri, così magri…ma non perché sono poveri come dicono, sono semplicemente magri, di una magrezza terribilmente chic».
Donne borghesi tradite da coniugi fedigrafi, donne del popolo come la prostituta con ambizioni borghesi del film Parigi o cara, dove l’antico mestiere della protagonista non le impedisce di formulare la massima aurea del suo personale galateo: «Una signora è tale anche se batte il marciapiede». Una vera radical chic che in Bugiarda no, reticente, uno dei suoi numerosi libri, dice una cosa serissima: «La maleducazione è arrivata molto in alto: la nostra freddezza li ha lasciati lavorare. Adesso la ribellione spetta a noi. Non si era mai visto nella storia: una rivoluzione degli educati».

CHE COSA significasse essere una comica, lo spiega a Sabina Guzzanti che nel 2011 le dedica un documentario Franca la prima, un omaggio all’inarrivabile stile della capostipite della Tv delle Ragazze di Dandini e compagne: «Comico è quel tipo di persona che lavora con i propri mezzi e basta, le sue smorfie, le sue mire segrete, è un po’ come un prestigiatore che lavora con i suoi colombi». E non c’è dubbio che non si può essere un talento così multiforme e profondo senza essere stregata da un meraviglioso fluido magico.