Poteva essere una tragedia di dimensioni immani. Dalle 5 alle 7 di ieri mattina si è scatenato un inferno d’acqua che dalla Foresta Umbra è arrivata al mare e la Piana di Calena, ai piedi della Foresta, è stata inondata di acqua, fango e detriti. Soltanto nel pomeriggio, quando le nubi si sono diradate e il sole è tornato ad affacciarsi sul Gargano, si è potuto fare un primo bilancio del nubifragio che ha colpito la provincia di Foggia.

Un 24enne ha perso la vita (Antonio Facenna), un 70enne risulta disperso (Vincenzo Blenxs), mille campeggiatori sfollati (40 sono ospitati in strutture ricettive, gli altri sono tornati a casa), altre 40 persone evacuate a San Marco in Lamis, altre 15 famiglie a San Giovanni Rotondo.
Un fenomeno atmosferico inusuale, una bomba d’acqua che da queste parti non si vedeva da oltre 80 anni. Quest’estate sul Gargano, secondo un’analisi della Coldiretti, è caduto dal 100 al 150% di pioggia in più rispetto alla media, evento che ha messo a rischio la stabilità idrogeologica del territorio. Pesantissimi i danni per l’agricoltura: perdite fino 30% del raccolto di pomodoro. Danni anche per i vigneti: intere aziende sotto l’acqua con la perdita di un intero anno di lavoro. La Cia (Confederazione italiana agricoltori) ha stimato in decine di milioni di euro i danni subiti.

Ciò che è accaduto ieri, non è però soltanto il frutto del clima o di eventi atmosferici inusuali e atipici. La Puglia è infatti un territorio fragile caratterizzato dal 78% dei Comuni a rischio frane e alluvioni, di cui 35 ricadono in provincia di Foggia. Dove manca un’adeguata politica di difesa e conservazione del suolo. Gli unici presidi a difesa del territorio sono gli agricoltori.
Il Gargano, oggi, è un esempio tipico: un territorio solido, un affioramento di terreni calcarei-lapidei, quindi rocce. Nonostante ciò, la situazione è fragile dal punto di vista idrogeologico. «Dietro emergenze di questo tipo, c’é sempre un un mix di fattori: il disboscamento, l’assenza di manutenzione dei corsi d’acqua, la mancanza di risorse, e le non chiare competenze». A dichiararlo il consigliere nazionale dei Geologi Giovanni Calcagni, che sottolinea come negli ultimi cinque giorni «i livelli di piogge sono stati molto alti rispetto alle serie storiche e il reticolo idrogeologico non è in grado di smaltirle. In questo, c’é un fattore naturalità ma anche un uso del territorio troppo sviluppato».

Come appunto lo è il Gargano. Secondo l’ultimo studio di Legambiente sull’abusivismo edilizio in Puglia, quello foggiano è uno dei territori più colpiti per la considerevole presenza di attività ricettive legata alla naturale inclinazione turistica. Lo scorso anno il Corpo Forestale dello Stato e la polizia municipale di Manfredonia hanno smascherato un intricato sistema dedito alla realizzazione di complessi residenziali a scopo turistico che trasforma terreni a destinazione agricola in aree residenziali con villette estive in un territorio già violentato da folli industrializzazioni.

Peschici in particolare poi, è sensibilmente più esposta. Il drammatico incendio del 24 luglio 2007 (che provocò 3 morti, feriti, migliaia di persone in fuga, centinaia intrappolate sulla spiaggia e tratte in salvo via mare) devastò completamente la foresta esistente, distruggendo un immenso patrimonio boschivo. Ieri, proprio la mancanza di quegli alberi ha consentito lo smottamento delle rocce e dei terreni, che non hanno trovato alcun ostacolo o resistenza, finendo per travolgere qualunque cosa. Quell’incendio, ancora una volta, era di natura dolosa. Dunque, colpa dell’uomo.