Eterna promessa dell’area ex Ds nel Pd, in predicato di candidarsi alla segreteria dai tempi delle dimissioni di Bersani, Nicola Zingaretti è stato la chimera della sinistra Pd: ha fatto così tante volte il gran rifiuto di correre in prima persona per la segreteria che quando, lo scorso anno, ha cominciato a circolare la notizia di un suo “passo avanti” i cronisti facevano fatica a prenderla sul serio.

Ma stavolta Nicola Zingaretti, romano classe 1965, aveva davvero consumato tutte le tappe della sua carriera di politico e amministratore. In cui è stato sempre ben attento ad amministrare anche il suo personale consenso.

Dal movimento della pace negli anni 80, passa dalla Fgci a segretario della Sinistra giovanile, è consigliere comunale della capitale e vicepresidente dell’Internazionale socialista. È nel vivaio di Goffredo Bettini, regista della stagione del Modello Roma, e fra i sostenitori di Veltroni per il Campidoglio. Poi europarlamentare.

Nel 2008 comincia a comporre la sua idea di centrosinistra basato su una formula aperta al civismo e persone di assoluta fiducia, come Massimiliano Smeriglio, all’epoca giovane movimentista di Rifondazione comunista. C’è chi dice che la somiglianza con il fratello minore Luca, amatissimo attore interprete del commissario Montalbano di Camilleri, gli faciliti il rapporto con gli elettori.

È lui però ad essere eletto presidente della provincia di Roma mentre in città vince Alemanno contro Rutelli. E al nazionale il centrosinistra si schianta. Predestinato a correre per il Campidoglio, nel 2012 cade però la giunta Polverini e in nome dell’emergenza democratica cambia pista e si lancia – invocato pregato se non costretto dal Pd – verso la presidenza del Lazio.

Al voto del 2013 vince. Ancora con la sua coalizione ampia e civica, nello stesso giorno l’alleanza Italia bene comune non centra il risultato in parlamento. È triplete il 4 marzo del 2018 quando il centrosinistra e la sinistra sprofondano, lui rivince nel Lazio, anche grazie alle fratture a destra.

Oggi la sua corsa alla segreteria è sostenuta dalle aree di sinistra del Pd (Orlando, Cuperlo) ma anche da Gentiloni, Franceschini, Minniti, e un poderoso numero di protagonisti della stagione renziana, che predica di voler archiviare. Anche Romano Prodi e Enrico Letta hanno benedetto la sua corsa. È il favorito nei gazebo, ma non basterà la serie positiva per assicurargli la forza di traghettare il partito al post renzismo.