Storie: un titolo asciutto e sintetico – diretto – che abbraccia l’intero circuito espositivo della 13/ma edizione di FotoLeggendo (16 giugno – 15 luglio), il festival romano organizzato da Officine Fotografiche sotto la direzione artistica di Emilio D’Itri.

UN APPUNTAMENTO di qualità cresciuto nel tempo grazie alla professionalità e alla passione degli organizzatori che invita nelle sue diverse sedi un pubblico sempre più attento e vivace: quest’anno un’ampia sezione è ospitata all’ex Pelanda al Macro Testaccio, oltre che nelle gallerie (Matèria, Interzone, WSP Photography, Leporello, Roam Gallery), all’Isfci, nel foyer del Goethe Institut e al Museo di Roma in Trastevere (con la retrospettiva dedicata all’agenzia fotografica tedesca Ostkreuz).
Fittissimo il programma delle giornate inaugurali (da ieri al 18 giugno) con incontri, conferenze e letture portoflio di cui sono protagonisti molti degli autori che espongono: da Larry Fink a Lorenzo Castore, Michael Ackerman, Simona Filippini/Camera 21, Emiliano Mancuso, Elton Gllava.

NATO A VALONA (Albania) nel 1974, Gllava vive dal 1991 a Roma dove si è formato alla Scuola Romana di Fotografia traducendo in una sua visione personale la lezione di Nazario Dal Poz e Lina Pallotta. Ne è un esempio il portfolio con cui ha conseguito il Premio FotoLeggendo 2016, che si è ampliato con nuovi scatti realizzati quest’anno, con cui ha realizzato la mostra Dove i corvi avrebbero cantato alla Factory-Pelanda. Un perfetto esempio di storytelling in cui l’attezione al sociale si coniuga con l’abilità tecnica del fotografo e una raffinata ricerca estetica.
Quando, nel 2013, si recò per la prima volta nella città di Bulqizë (nord est dell’Albania, al confine con la Macedonia) – da cui il titolo iniziale del portfolio – Elton Gllava intuì che avrebbe potuto trovare del materiale interessante, ma non sapeva quale sarebbe stata la direzione del suo lavoro.

Aveva visto al telegiornale le notizie di alcuni scioperi all’interno delle miniere di cromo e si era incuriosito.
Quelle miniere scoperte nel 1939 (durante l’occupazione italiana) sono ancora una grande risorsa per l’Albania, che possiede anche giacimenti di rame, nichel e carbone. Avrebbero dovuto garantire il benessere della popolazione, ma come ricorda il detto popolare il cromo – piuttosto – è associato alla miseria. «Un giorno aspettavo che passasse un corteo funebre – ha raccontato il fotografo – Ero lì tutto solo e la gente mi guardava, chiedendosi cosa ci facesse un forestiero in quel posto. Mi si avvicinò un vecchio e cominciammo a parlare del più e del meno. Fu lui a dirmi: ’Figlio mio se qui non ci fosse stato il cromo, i corvi avrebbero cantato’. Una frase che mi colpì molto. Il corvo come metafora della miseria e della povertà. Il cromo, poi, è una pietra nera, proprio come il corvo».

I corvi ci sono nelle fotografie di Gllava, scatti realizzati in formato 6×6 con l’Hasselblad, ma c’è anche la dimensione sospesa di quella città di montagna circondata da un paesaggio naturalistico bellissimo, immersa in un’atmosfera cristallizzata, in cui il fotografo è tornato più volte. Una sospensione accentuata dallo skyline inventato di un gennaio freddissimo, così come dal movimento che anima i gesti della gente nella quotidianità, quasi esclusivamente uomini dentro e fuori le miniere.

«BULQIZË È UNA CITTÀ che conta una popolazione di diecimila persone, divisa in una parte vecchia e una nuova creata nel 1948, sotto il comunismo. All’inizio ho avuto difficoltà a penetrare in quella dimensione, anche parlando la stessa lingua degli abitanti. Poi c’è stato un momento particolare in cui sono stato invitato a giocare a biliardo. Mi sono ritrovato in mezzo a un gruppo di ragazzi dove qualcuno faceva il barbiere, qualcun altro il minatore, c’era anche chi non faceva niente… Bevendo, chiacchierando e fumando insieme a loro sono crollate tutte le barriere. È stata una grande lezione di vita per me, oltre che di crescita fotografica. A volte pensiamo che i blocchi vengano dagli altri. In quel momento, probabilmente, ho lasciato andare le mie difese e mi sono divertito con loro. È stato il passaggio di qualità del lavoro. A quel punto ero stato accettato».

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GLI APPUNTAMENTI

L’XI/ma edizione di Fotoleggendo, oltre alla storia americana narrata da Larry Fink, porterà per la prima volta in Italia una personale della fotografa australiana Tamara Dean. Fra gli appuntamenti, la mostra di Michael Ackerman e il 23 giugno al Museo di Roma in Trastevere un focus sull’attualità con la retrospettiva «Ostkreuz», iniziativa del Goethe-Institut di Roma.