Renato Brunetta non è più un capogruppo in minoranza nel gruppo dei deputati di Forza Italia ma intoccabile per decisione di Berlusconi. Ora è solo un capogruppo in minoranza, dopo che gli estenuati onorevoli hanno ricevuto un chiaro segnale di via libera da Arcore. E così ieri pomeriggio la riunione del gruppo forzista si è trasformata in un processo a Brunetta. Pubblico ministero l’ex presidente della commissione difesa Elio Vito, rimasto senza poltrona e principale candidato a sostituire il processato.
Il casus belli è stato facilmente individuato: la gestione del Mattinale. Che è un bollettino quotidiano, talvolta anche più frequente, ispirato quando non direttamente dettato da Brunetta. Instancabile nel criticare ogni mossa del presidente del Consiglio, anche prima che il patto del Nazareno fosse formalmente sciolto. Brunetta è accusato di gestire in maniera chiusa e personale il gruppo e in maniera particolare il Mattinale. Che avrebbe anche costi eccessivi, hanno attaccato ieri i frondisti, in realtà maggioranza tra gli azzurri. Niente di tutto questo, ha risposto Brunetta. Costa appena l’8 percento di tutto il budget del gruppo – cifra però niente affatto indifferente.
Brunetta si è presentato alla riunione nella sala Colletti a Montecitorio – mentre ai deputati arrivava da Arcore l’sms di Berlusconi con l’indicazione per la successiva elezione dei giudici costituzionali – con un lungo dossier sui meriti della sua gestione. Ma subito dopo di lui ha preso la parola Vito che ha cominciato chiedendo l’immediata chiusura del Mattinale. E poi ha chiesto la convocazione in tempi rapidi di una nuova assemblea con all’ordine del giorno la verifica sul capogruppo. «Bisogna votare – ha detto Vito – Brunetta se vuole può ricandidarsi e decideranno i colleghi». L’autocandidatura di Vito è per una gestione «più collegiale e democratica». Antidoto promesso alla crisi di nervi in cui è precipitato il gruppo forzista, ormai ridotto a 53 deputati dopo l’uscita dei seguaci di Fitto prima e di Verdini poi. Brunetta però ha dato segnali di volersi barricare. «Il nostro statuto non prevede la votazione per i capigruppo – ha detto – prima bisognerebbe cambiarlo».