Il titolo che raccoglie la selezione principale del prossimo Forum – la sezione più indipendente della Berlinale (7-17 febbraio) – è quasi un manifesto:«Risk Before Perfection» dichiara infatti la predilizione per un cinema forse «imperfetto» ma che assume su di sé i rischi, dunque vivo, fuoriclasse, spiazzante. 39 titoli – di cui 31 in prima mondiale – scelti dalla nuova direzione collettiva – Milena Gregor, Birgit Kohler e Stefanie Schulte Strathaus dopo le dimissioni lo scorso anno di Christoph Terhechte – che come si specifica nel comunicato «non vogliono proporre una lista del ’ best of’ ma cercano di affermare un pensiero, uno sguardo rifutando il compromesso».

SI VA dal film della regista portoghese Rita Azavedo Gomes, A portuguesa, basato sulla novella di Robert Musil, a Die Kinder der Toten, rilettura in super 8 – e senza parole – del romanzo di Elfriede Jelinek che ne fanno sull schermo Kelly Copper e Pavol Liska del Nature Theater of Oklahoma.
Rimanda alla letteratura anche A rosa azul de Novalis di Gustavo Vinagre e Rodrigo Carneiro, ritratto di Marcelo, quarantenne sieropositivo di San Paulo, colto in un passaggio cruciale della sua vita, che affida i pensieri più intimi ai frammenti di Heinrich von Ofterdingen di Novalis.

LE LETTERE dal carcere di Rosa Luxemburg sono il punto di partenza per Ghassan Salhab in Une rose ouverte / Warda nel cui le parole dell XX, vengono detto in tedesco e in arabo in contrappunto alle immagini di Berlino sotto la neve…
Jean-Gabriel Périot con Nos défaites realizza una riflessione su un passato emblematico quale il ’68 insieme agli allievi di una scuola a Ivry-sur-Seine. Davanti agli occhi dei ragazzi – e ai nostri – scorrono le immagini d’epoca del Maggio francese, manifestazioni, battaglie operaie, scioperi, che i ragazzi interrogano esprimendo così il proprio punto di vista sulla politica, su quell’epoca e anche sul significato oggi di cinema politico. In Erde (Earth) Nikolaus Geyrhalter viaggiando da Sacramento in California e Carrara in Italia, osserva il paesaggio e le sue trasformazioni per esplorare l’era dell’Antropocene: cosa racconta la terra che l’essere umano con la sua presenza ha massicciamente rimodellato nel clima, nella struttura, nell’omologazione delle diversità?