La carovana dell’acqua pubblica si è messa in marcia ieri mattina da piazza del Gesù a pizza Municipio, speravano di essere ricevuti dall’amministrazione neo eletta ma di sabato Palazzo San Giacomo era sguarnito. Eppure a Napoli sono arrivati contingenti da tutto lo Stivale (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Puglia, Calabria) per discutere di come conservare o far tornare nel perimetro pubblico il Servizio idrico integrato, riconoscendo nella città l’esperienza più avanzata su questo piano.

«IL REFERENDUM del 2011 è stato prima disconosciuto, poi disatteso e ora contrastato dal governo Draghi, che sta rilanciando i processi di privatizzazione incentri sull’allargamento del territorio di competenza delle grandi aziende multiservizio che assumono un ruolo monopolistico – spiega Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua -. Il Sud è la nuova frontiera per la loro espansione». A salutare gli attivisti ci ha pensato Ascanio Celestini, in città per il tour di Barzellette: «Quella dell’acqua è una battaglia complicata perché diventa un percorso sfiancante: conservare i diritti conquistati negli anni passati e rilanciarli, impedire che attraverso sotterfugi legali si faccia passare la privatizzazione attraverso provvedimenti su qualunque cosa, sfruttando la complessità del meccanismo da azzeccagarbugli delle leggi».

TRA GLI STRISCIONI dei comitati anche le bandiere dei Cobas, della Uil e l’adesione della Cgil, Rifondazione comunista, Sinistra italiana, Potere al popolo e il 5S Luigi Gallo. Simona Bombieri, del coordinamento acqua pubblica Torino, spiega: «Nel torinese opera la Smat Spa a totale capitale pubblico, abbiamo chiesto la trasformazione in azienda di diritto pubblico ma non c’è la volontà politica. Eppure il Consiglio di stato ha chiarito che è assolutamente possibile farlo. Siamo a Napoli per portare la nostra solidarietà alla città e al Sud e per opporci al ddl Concorrenza, che rende sempre più difficile la gestione in house del servizio anche per aziende come Smat. Il governo vuole tagliare fuori i comuni e non lo possiamo accettare perché rappresentano importanti organi di controllo rispetto a un servizio essenziale».

IN PIEMONTE opera uno dei maggiori player privati, l’Iren: «Incassa molti utili grazie alla tariffa – prosegue Bombieri -. All’interno inserisce costi che costi non sono. Ad esempio, il gestore mette a bilancio quanta acqua pensa di vendere in un anno. Se non arriva l’incasso atteso, la differenza verrà coperta dagli utenti attraverso i conguagli». E Renato De Nicola, del forum dell’acqua dell’Abruzzo: «Lottiamo su due fronti: contro la cattiva gestione in mano a società pubbliche ma di diritto privato, che apriranno la strada alle privatizzazioni, e in difesa dell’acqua stessa, inquinata da scarichi industriali».

DALLA CALABRIA Alfonso Senatore, del coordinamento locale acqua pubblica: «Attualmente la gestione è affidata alla Sorical, società mista in liquidazione dal 2012, la parte privata è al 46,5% in mano alla Veolia. L’Autorità idrica Calabria e il governatore Occhiuto si sono espressi per un nuovo gestore pubblico, Spa o azienda consortile, per intercettare i fondi disponibili ma hanno detto che si tratta di una soluzione transitoria. Si mette in sesto il servizio con i soldi pubblici per poi svendere ai privati».

IL COMUNE DI NAPOLI nel 2011 ha trasformato il gestore cittadino da Arin Spa in Abc – Azienda speciale di diritto pubblico. Il deficit comunale potrebbe diventare il grimaldello per mettere sul mercato Abc, magari passando prima dal ritorno in Spa. Sergio D’Angelo, ex presidente Abc, elimina ogni alibi: «Gli ultimi 10 bilanci sono stati tutti in utile, le risorse investite nella rete, soprattutto per ridurre la dispersione idrica: Napoli è al 35%, la media nazionale è 42%, in Campania ci sono comuni al 60, 70%. La qualità è tra le migliori d’Italia, sottoposta a oltre 130mila controlli all’anno. La tariffa è tra le più basse e abbiamo allargato la platea di chi ottiene la riduzione in bolletta».

ALEX ZANOTELLI l’ha detto chiaramente: «Sono pronto a legarmi davanti Palazzo San Giacomo per difendere Abc e l’acqua pubblica. Sono 7 i governi che hanno disatteso l’esito referendario, Roberto Fico aveva affermato che avrebbe legato la sua presidenza della Camera alla calendarizzazione della legga di iniziativa popolare sul tema, promessa fallita».

L’ASSEMBLEA DEL FORUM italiano dei Movimenti per l’Acqua ha stilato ieri un documento. I contenuti li riassume Alberto Lucarelli, docente di Diritto pubblico tra gli estensori dei quesiti referendari del 2011: «Al sindaco di Napoli Manfredi chiediamo una dichiarazione netta sul fatto che Abc resti azienda speciale di diritto pubblico. Al ministero della Trasformazione ecologica chiediamo l’immediato ritiro della circolare del 13 maggio che impedisce a tante realtà tra cui Napoli di accedere ai fondi pubblici, favorendo le privatizzazioni. Al presidente Mattarella, a Draghi e al ministro Giorgetti chiediamo lo stralcio dell’art 6 del ddl Concorrenza sui servizi pubblici locali, che rappresenta una violazione del vincolo referendario».