Presentato un paio d’estati fa al Festival di Ravello, Modo Minore è uno spettacolo teatral-musicale del drammaturgo Enzo Moscato che porta in scena la colonna sonora della sua prima adolescenza nei Quartieri Spagnoli, melodie afferrate nei vicoli o guardate sul piccolo schermo, ascoltate alla radio o captate sul giradischi casalingo, tutte mischiate e contaminate tra popolare e colto, jazz e festa paesana, scelte insieme al musicologo e compositore Pasquale Scialò, curatore del progetto e sodale del venerato maestro. Ora Modo Minore è diventato un elegante e raffinato cd-book edito da Squilibri (copertina di Mimmo Paladino e libretto di 48 pagine con foto, disegni e testi), il quinto in ordine temporale del discorso avviato con Embargos nel 1994 e passato attraverso Cantà, Hotel de l’univers e Toledo Suite perché «io non canto per mettere in luce un (improbabile, del resto) talento vocale – confessa l’artista – ma bensì per dare alla mia anima un’ulteriore ‘chance’ di esprimersi, a teatro e nella vita, con ‘altro’ e non solo con le parole. Con le note, appunto. Che io penso siano parole con le ali, farfalle sonore, ‘sciusciateci’ da Dio».

CON QUESTO atteggiamento minore cioè radente, umile, sottomesso quasi francescano, Moscato va avanti in questa sorta di personale enciclopedia sonora affiancando successi italiani, hit internazionali e brani dimenticati, riappropriandosi delle canzoni di un preciso momento storico, tra gli anni ’50 e i ’70, inseguendo “gioventù ‘e ricorde ‘e tantu tiempo fa”, i versi di ‘O bar ‘e ll’università, brano di Annona-Di Domenico del 1971, al tempo interpretato da Tony Astarita o quelli di Nun t’aggi’’a perdere di Pino Mauro, datato 1976, introdotti dalle schegge per chitarra classica di Koln Concert di Jarrett. Naturalmente Moscato, guardando indietro, spoglia di tutta la retorica e gli orpelli del tempo questo materiale della memoria, muovendo, danzando e mimando, con tutto il piacere di ricantarlo e col rigore dell’ attenzione e dell’ approfondimento filologico, grazie agli arrangiamenti del direttore musicale Scialò e dell’Ensemble Modo Minore, protagonista anche nell’omonimo spettacolo con musica dal vivo (in tour nazionale saltato causa Covid19), formato da Antonio Colica (violino), Claudio Romano (chitarra classica, acustica, elettrica, mandolino, oud e chitarra portoghese), Antonio Pepe (contrabbasso) e Paolo Cimmino (percussioni).

ALTERNATI a brani originali (Carnale, Chiaroscuro, Modus Minor, Nun parlà) di Moscato-Scialò, uno sguardo sul presente e sul futuro, si ritrovano nel bricolage del “recitar cantando” pezzi caduti nell’oblìo, in parte provenienti dal sapiente scrigno del Festival della canzone napoletana, da Serenata arraggiata di Mallozzi-Colosimo del 1958, un testo vicino all’avanspettacolo di Trottolino e Nino Taranto al paradossale Mandolino d’’o Texas, col tremolo del plettro portato all’eccesso, filosofia sulla stessa lunghezza d’onda di Tu vuò fa l’americano o altri bside dei mattatori della scena, Renato Carosone (Giacca rossa ‘e russetto) e Sergio Bruni (Na Bruna), “Chella s’ha fatta ‘a croce cu ll’acqua ‘e mare/ cu ll’acqua e mare/ e po’ ha giurato, io nun te lasso maje /nun te lasso maje/Maje”. Ci sono gli evergreen dell’epoca (da Bang bang a Que sera sera, da Arrivederci a Guaglione) con il curioso Dracula cha-cha-cha, tema del film Tempi duri per i vampiri di Steno, cantato allora da Renato Rascel ma ottenne maggiore successo, la versione di uno degli autori, Bruno Martino e quella transalpina di Henri Salvador.

E ANCHE i temi noti dell’intrattenimento partenopeo, classici da night club (L’ammore mio è… frangese e Accarezzame) fino al divertente ‘O giubox ‘e Carmela, anno 1959. “Carmè cu stu giubox/ ‘a gente fai ncantà,/ ‘e core mpietto abballano /’e ssiente ‘e suspirà/Tene ‘o ddoce tene ‘o mmele/ stu giubox ‘e Carmela”. A tutto questo l’attore regala una musicalità fatta di carne e speranza, una creatività ibridata che riscatta e fa brillare questo canzoniere che ha un piede nel dialetto e la testa tra le nuvole dell’atmosfera internazionale, raggiungendo vette di assoluta bellezza.