Il cibo come materia e simbolo, come legame presente o in absentia. Magno dunque sono, anche se poi forse muoio. «Il cibo uccide» è la prima mostra personale del collettivo «Panem et Circenses», ovvero Ludovico Pensato e Alessandra Ivul, presso la Fusion Art Gallery di Torino fino al 31 ottobre curata dall´artista veneziana Barbara Fragogna. Il duo artistico partorisce il progetto di Panem a Berlino nel 2012 e in quel di via Solferino a Bologna fonda il CACCA (Centro di Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare), uno spazio di ricerca permeabile a diversi progetti. Attraverso oggetti, perfomances, installazioni, frutto di uno studio accurato e originale, I «Panem et Circenses» ci conducono nella cultura del cibo e nel senso del mangiare attraverso lo spazio e il tempo, come atto di conoscenza e partecipazione.

Ma non chiamatelo food, please. Il termine- brand resta immobile sul piatto come uno sterile scatto fotografico e solo attraversandolo, come lo specchio di Alice, si arriva ad un messaggio nascosto, da decifrare. Traducendo questa azione del pensiero, il «food» è la pietra tombale sulle nostre madeleine proustiane, che siano fatte del fegato alla piastra che ci veniva imposto da ragazzini o dei pranzi di nozze luculliani, in cui una quaglia faceva davvero primavera e la ripetizione di ogni portata non immaginava i lustrini della fusion kitchen nemmeno come un arredo da astronave.

Il lavoro «Supercalifragilistichespiralifood» va in questa direzione. Due stampe su materiale blacklit su pannelli, due immagini, due collage digitali di cibo dove sullo sfondo restano due stereogrammi. Un unico oggetto, una forma, come un messaggio da cogliere strappandolo dalla non -identità del «food». La relazione sofferta con la terra non arriva per ultima. In «Tutti i nostri sforzi sono vani» i due artisti propongono un omaggio e un collettivo j’accuse alla Madre Terra con la visione di un video in cui da uno spazio verde di Marostica estrapolano dalla terra la scritta «A te innocente martire». Prendi le cuffie da lavoro, metti i piedi sul pavimento erboso e mangia una caramella verde che ti colora la lingua per vivere una esperienza vegetativa in cui esci, per paradosso, dallo stato di pre-morte per avvicinarti alla sensibilità viva e attiva delle piante. Se hai paura del cibo, mettiti alla prova con «Cibofòbia»: stampe di 30×70 a parete che descrivono una paura alimentare, lancia il dado e scopri la fobia e il cibo corrispondente che potrai realmente mangiare affidandoti alla sorte. Il 16 ottobre nello spazio della stessa Fusion Art Gallery i circensi, in occasione della giornata mondiale dell´alimentazione, affronteranno il pubblico con una performance sull´opulenza e il digiuno, seguendo le orme kafkiane di «Un Digiunatore», Ein Hungerkünstler, dove la fama per la mancata fame scambiava la forza di volontà e la coerenza artistica per la banale incapacità del protagonista di trovare davvero un cibo che gli piacesse.

Per tutto il resto c’è la liposuzione.

@NatashaCeci