Raccontano che una volta, nel culmine dell’amarezza, Antonio Fontanesi abbia mormorato: «Felice l’artista che nasce dopo morto». Alla concettosa fantasia di un seicentista sarebbe bastata la concisione epigrammatica di questa frase a dar conto della vita del pittore. Non ricordo qunado sia stata pronunciata, certo è che, incisa sulla sua lapide, all’ombra di una qualche dogliosa rappresentazione allegorica dell’Arte in gramaglie, avrebbe figurato come il più acconcio degli epitaffi. Eppure Antonio Fontanesi (1818-1882) non fu un artista umbratile e appartato. Fin dal 1850 si era trasferito a Ginevra dove era entrato in confidenziale amicizia col mercante d’arte Victor Brachard e...