Cambiamento o non cambiamento, qualcosa che sembra non cambiare proprio mai nella politica italiana c’è. Ancora una volta quella che per ora è una fibrillazione nella maggioranza ma che potrebbe degenerare nei prossimi mesi viene innescata da una sentenza della magistratura. In questo caso la sentenza di Cassazione che, rovesciando il verdetto del tribunale del Riesame, ha dato ragione ai pm di Genova e disposto il sequestro dei fondi della Lega ovunque si trovino sino a raggiungere la cifra di 49 milioni. Per un partito, come sarebbe per un’azienda, una sentenza del genere equivale effettivamente a una chiusura d’ufficio e Salvini insiste con la richiesta di parlarne direttamente col capo dello Stato: «Mettere fuori legge un partito per fatti compiuti da altri più di 10 anni fa sembra un atteggiamento più da regime che da democrazia. Al presidente Mattarella chiederò di essere il garante della Costituzione e della democrazia».

PER M5S L’ATTACCO alla magistratura è uno dei pochi confini davvero invalicabili. I grillini sanno che spalleggiando il Carroccio della crociata contro la sentenza si tirerebbero addosso, da parte della loro stessa base, l’accusa di stare coprendo un comportamento identico a quello di Berlusconi negli anni ruggenti. Il ministro della Giustizia Bonafede lo dice chiaramente: «Tutti devono potersi difendere fino all’ultimo grado di giudizio. Poi però le sentenze vanno rispettate senza evocare scenari che sembrano appartenere più alla seconda Repubblica». Il commento di Salvini è sprezzante: «Con tutte le cose importanti di cui mi occupo questa è tra quelle che mi interessano di meno».

IL SOLO ANNUNCIO della richiesta ha già provocato la levata di scudi dell’Anm, che definisce l’idea del leader leghista «fuori dal perimetro costituzionale», e del Csm, che fa filtrare la propria «preoccupazione». Mattarella tiene la bocca cucita: nel corso della visita in Lituania, non si lascia sfuggire mezza parola sulla spinosissima faccenda. Ma dalla delegazione al seguito si fa sapere che il presidente «è all’oscuro di ogni contatto» per preparare l’eventuale incontro.

PERCHÉ LA LEGA SOSTIENE invece di aver già chiesto formalmente l’incontro e le fonti di via Bellerio assicurano che appunto sono in corso i colloqui per individuare una data, dopo il ritorno in Italia del presidente, stasera. Salvini dice anche di più: «So che Mattarella è sensibile al fatto che ci siano libertà di parola, di espressione e di azione per tutti». La posizione del Colle è delicata: difficile rifiutare una richiesta d’incontro, magari avanzata non dal leader ma dai capigruppo. I leghisti non chiederebbero ovviamente di intervenire sulla sentenza, cosa improponibile, ma di vigilare sugli effetti della sentenza, che in effetti rischia di mettere fuori gioco uno dei primi due partiti italiani e secondo alcuni sondaggi il primo in assoluto.

PER QUESTO SALVINI non ha perso un attimo per smentire Bossi, che aveva alluso a un coinvolgimento dei servizi segreti nella vicenda: «Non credo ai complotti o ai servizi segreti, ma non possiamo essere messi fuori legge da una sentenza». Sembra una sfumatura ma non lo è. Una cosa è chiedere una forzatura costituzionale impossibile, tutt’altra insistere perché a un partito, oltre tutto di massa, venga garantita agibilità politica. Da questo punto di vista, quindi, già l’accettare la richiesta avrebbe un peso e la cosa verrebbe presa malissimo dal potere togato.
Perché la sentenza capestro diventi effettiva bisognerà aspettare la nuova decisione del Riesame. In prima battuta aveva bocciato la decisione dei pm di congelare ogni nuova entrata nelle casse leghiste. Prima di agosto, o più probabilmente a settembre, dovrà sentenziare di nuovo ma tenendo conto delle motivazioni della Cassazione. Se la tensione, in particolare quella tra Lega e M5S, s’impennerà sarà a quel punto. Con di mezzo capitoli incandescenti come il Dl Dignità e il braccio di ferro sul caso Boeri, di cui Salvini reclama la testa ma che è difeso dai 5S, non è escluso che i due partiti di maggioranza ci arrivino in clima di massima diffidenza reciproca.