Alla fine quel tanto che doveva bastare non è stato sufficiente: i quasi 35 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni Ue messi a disposizione di Varsavia per la ripresa restano congelati. La maggioranza della destra populista di Diritto e giustizia (Pis) sperava di portare a casa il bottino compiendo un solo passo in avanti: accettare di liquidare una controversa camera disciplinare messa in piedi nel 2018 per «valutare» l’operato di giudici e avvocati in tutto il paese. Alla fine il regalo per compiacere i propri sostenitori prima delle elezioni parlamentari d’autunno è destinato a non arrivare prima di andare al voto. Veemente la reazione del numero uno del Pis Jarosław Kaczynski, che ha attaccato Bruxelles senza troppi giri di parole: «Basta essere buoni. Abbiamo fatto il massimo in termini di buona volontà accettando dei compromessi enormi. Adesso è tutto chiaro e tutti possono vedere a che gioco si sta giocando», ha tuonato Kaczynski, non senza lanciare una stoccata all’indirizzo di Berlino: «Sono convinto che i fondi sono bloccati con l’intenzione di distruggere la Polonia per costringerci ad una sottomissione totale nei confronti della Germania. Troveranno dei nuovi pretesti», ha aggiunto il leader del Pis. Consapevole di trovarsi in un paese ancora ampiamente pro-europeista, Kaczynski non ha parlato di «Polexit». Ci ha pensato invece Krzysztof Sobolewski, segretario generale della formazione fondata dai fratelli Kaczynski, a minacciare di mandare in tilt il funzionamento di Bruxelles: «Esistono strumenti giuridici per convincere qualcuno a mantenere le proprie promesse. Non escludiamo nessuna possibilità, nemmeno quella di ricorrere in modo estensivo al diritto di veto».

Ma la dirigenza del Pis finge di ignorare che lo smembramento dell’ente disciplinare, costituito allora dal «superministro alla giustizia» Zbigniew Ziobro, è soltanto uno dei tre requisiti presentati dall’Ue a Varsavia in materia di stato di diritto e giustizia. Fin dall’inizio la Commissione europea aveva chiesto alla Polonia di reintegrare tutti i magistrati castigati dalla camera e di riformare la giustizia secondo le indicazioni contenute in una sentenza della Corte di giustizia europea del 15 luglio 2021. Intanto si cercano capri espiatori nel governo. A questo punto non si può escludere che possano saltare alcune «teste eccellenti» prima del voto di ottobre. Tra gli indiziati numero uno il premier Mateusz Morawiecki convinto, forse in modo un po’ ingenuo, che andando incontro a Bruxelles su una delle condizioni sarebbe bastato a scongelare il pacchetto europeo di stimolo post-covid. Morawiecki ha espresso la sua rabbia in un editoriale su Die Welt dove ha accusato l’Ue di «comportamento imperialistico» nei confronti degli Stati membri più piccoli.

Con un’inflazione galoppante e i magazzini di carbone mezzi vuoti dopo lo stop alle importazioni dalla Russia, il consenso del PiS è ai minimi storici dal 2015. Secondo un sondaggio condotto il mese scorso da Kantar Public, il partito liberale Piattaforma civica (Po) dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk avrebbe un punto percentuale di vantaggio sul Pis, quest’ultimo dato al 26%.

Anche il nocciolo duro dell’elettorato del Pis comincia a mostrare incrinature: Kaczynski ha interrotto il suo tour pre-elettorale nei centri piccoli e medi del paese per evitare clamorose contestazioni in pubblico.