Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, nella tarda serata di giovedì ha deliberato l’affidamento ad una commissione straordinaria della gestione del Comune di Foggia, commissariato a fine maggio a seguito delle dimissioni del sindaco leghista Franco Landella. La commissione, secondo la proposta avanzata dal ministro Lamorgese al Cdm, sarà composta dal prefetto a riposo Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.

LA DECISIONE È GIUNTA dopo la relazione della commissione di accesso nominata dal prefetto Raffaele Grassi lo scorso 9 marzo, su delega del ministro dell’Interno, con l’obiettivo di verificare se ricorressero pericoli di infiltrazione o condizionamenti da parte della criminalità organizzata nell’ambito dell’amministrazione comunale. La commissione, composta da un viceprefetto, un funzionario della Polizia di Stato e un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, ha inviato lo scorso 29 luglio al prefetto Grassi un rapporto di sei pagine, poi inviato al ministero dell’Interno, nel quale viene messo nero su bianco «la presenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata, per questo il Comune di Foggia va sciolto per infiltrazioni mafiose».

NELLA RELAZIONE VIENE evidenziato come dal 2014 fossero stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali, chiara manifestazione di una preoccupante pressione criminale sul Comune. Viene anche ricordato come dal febbraio 2021 le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino.

Per la commissione «dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata». Tanti gli episodi contestati: frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte dei consiglieri comunali con esponenti locali della criminalità organizzata, presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.

UN QUADRO DESOLANTE non nuovo a queste latitudini. Visto che lo scorso 25 maggio il prefetto aveva sciolto il consiglio comunale a seguito delle dimissioni rassegnate dal sindaco Landella lo scorso 4 maggio e non revocate nel termine di 20 giorni dalla loro presentazione, nominando come commissario prefettizio Marilisa Magno.Quattro giorni prima, il 21 maggio, l’ex sindaco Landella venne arrestato e messo ai domiciliari dagli agenti della squadra mobile e dello Sco, con le accuse di corruzione e tentata concussione.

Insieme a lui furono arrestati e posti ai domiciliari, con le accuse di corruzione, i consiglieri comunali di maggioranza Antonio Capotosto (già arrestato il 30 aprile per altri reati) e Dario Iacovangelo. Tutti e tre sospesi dalle loro cariche dal prefetto. Anche la moglie di Landella, Iolanda Di Donna, ex dipendente del Comune di Foggia (in servizio fino ad inizio maggio), fu sospesa dall’esercizio del pubblico ufficio.

NELL’INCHIESTA VENNE coinvolto anche l’ex presidente del Consiglio comunale, Leonardo Iaccarino (ai domiciiari dal 30 aprile per i reati di corruzione, tentata induzione indebita e peculato) salito agli onori della cronaca per le pistolettate esplose dal balcone di casa a Capodanno riprese in un video diventato virale. Ora Landella è libero ma è interdetto dai pubblici uffici per un anno.

L’ennesima pagina nera per la città di Foggia e la sua provincia: il capoluogo è infatti il quinto comune della zona, dopo Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia, Cerignola ad essere sciolto per mafia. A causa di personaggi legati alla Società Foggiana, oramai una delle mafie considerate tra le più spietate in questo momento storico, che secondo le inchieste antimafia e anticorruzione della Dda di Bari e della procura di Foggia, negli anni è riuscita ad insersi nel tessuto economico della città tra estorsioni, attentati, assassinii e tentativi di infiltrarsi negli appalti pubblici. Senza dimenticare la piaga del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti agricoli, spesso migranti, che da tantissimi anni vivono nei tristemente famosi ‘ghetti’, sfruttati nei campi di pomodori.

IL PROVVEDIMENTO del Consiglio dei ministri provocherà un commissariamento molto lungo, almeno di 18 mesi, che impedirà ai cittadini di Foggia di recarsi alle urne nella tornata elettorale delle elezioni amministrative del 3-4 ottobre prossimo.