Il governo pentaleghista guidato da Giuseppe Conte ha attaccato la libertà di stampa e il pluralismo tagliando il fondo per l’editoria. Dopo la rovinosa conclusione di questa esperienza di governo la Federazione nazionale della Stampa (Fnsi) torna a chiedere di ripristinare il fondo e affrontare in maniera strutturale e lungimirante tutte le questioni aperte in un settore gravemente colpito dalla crisi, oltre che dall’impatto della rivoluzione digitale in mano alle grandi piattaforme del capitalismo digitale.

«Se e quando ci sarà un governo ci auguriamo che voglia voltare pagina in materia di libertà di informazione ed editoria. Serve forte discontinuità rispetto ad un’impostazione che, come dimostrano gli atti già adottati negli ultimi quindici mesi e quelli annunciati dal sottosegretario uscente all’editoria, punta a indebolire il sistema dell’informazione professionale, a destrutturare il lavoro regolare e a colpire le aziende editoriali» sostengono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario e presidente del sindacato dei giornalisti. «Nessuna delle grandi riforme annunciate, dal conflitto di interessi alla Rai, alle norme antitrust alla lotta al precariato fino all’abrogazione delle querele bavaglio, è stata portata a compimento. In compenso, è stato tagliato il fondo per l’editoria, sono colpite alle spalle centinaia di piccole aziende, si è tentato di commissariare l’Inpgi» – continuano i dirigenti sindacali – Scelte e decisioni che hanno contribuito a peggiorare ulteriormente la posizione dell’Italia nei rapporti internazionali in materia di libertà di informazione. Dal nuovo governo, se nascerà, ci attendiamo una disponibilità al dialogo e al confronto e l’impegno a rafforzare le condizioni ideali e materiali a sostegno del lavoro giornalistico, a cominciare dall’adozione di provvedimenti straordinari per il contrasto del lavoro precario. Confidiamo nell’azione di equilibrio e di garanzia esercitata dal presidente Mattarella che ha più volte richiamato l’attenzione sull’articolo 21 della Costituzione autentico presidio del nostro ordinamento democratico».