Le previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale per il 2014 e il 2015 fissano la crescita annua nell’Eurozona all’1 per cento nel 2014 – era allo 0,9% a ottobre – e dell’1,4% nel 2015. La Germania, che ha migliorato le attese, non andrà oltre un +1,6% quest’anno e l’1,4% l’anno prossimo. Sembra che sarà superata dalla Francia che dice di puntare all’1,5%. L’Italia è il paese che andrà peggio nella gara del prefisso telefonico: quest’anno dovrebbe crescere dello 0,6% invece dello 0,7%. Nel 2015 crescerà dell’1,1% invece dell’1%. Percentuali tutte da dimostrare, negli ultimi anni non si può dire che i vaticini dell’Fmi abbiano rispecchiato la realtà.Ne è consapevole il capo economista di una delle gambe della Troika, Olivier Blanchard, secondo il quale il Sud Europa resta «la parte più preoccupante dell’economia globale». Il rischio è che l’inflazione si trasformi in deflazione: «Più basso il tasso di inflazione, e a fortiori più alto il tasso di deflazione, più è pericoloso per la ripresa» ha detto Blanchard. La Banca Centrale Europea dovrà «valutare ulteriori misure», tra cui l’iniezione di ulteriore liquidità a lungo termine e prestiti mirati per «rafforzare la domanda e ridurre la frammentazione dei mercati finanziari». Questo significa nuovi fondi alle banche, nella speranza – tutta ancora da dimostrare – che poi stentano a «sgocciolare» in direzione dell’economia reale (il cosiddetto «credit crunch». Per l’economia mondiale l’Fmi prevede una crescita del 3,7% nel 2014 e del 3,9% (invariato) nel 2015. Gli Usa cresceranno del 2,2% nel 2014 e del 2,3% nel 2015.