«Flash Mob ‘lenzuola bianche’: diffondiamo solidarietà, non il virus, per una politica europea di salute pubblica e universale». Questa l’iniziativa lanciata da Medicina Democratica, che aderisce alla Giornata Mondiale della Salute, proclamata per il 7 aprile dalla Rete Europea contro la privatizzazione e la commercializzazione di salute e protezione sociale e dal People’s Health Movement. Alla mobilitazione in Italia aderiscono AIEA, Associazione Italiana Esposti Amianto, Forum per il Diritto alla Salute, Rete Sostenibilità e Salute, CONUP, Campagna Dico 32, Senza Limiti-onlus, Comitato per la difesa della salute nord-ovest Milano, Rete per il Diritto alla salute di Milano e Lombardia.

«Una mobilitazione speciale, dettata dalle condizioni attuali, ma a cui possono partecipare tutti, nelle proprie abitazioni – ha detto Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica- lenzuola bianche a balconi e finestre, ma anche selfie con messaggi scritti su fogli bianchi/cartoni o supporti reperibili nei rispettivi domicili da postare sui social».
«Occorre – ha aggiunto Caldiroli- invertire la rotta rispetto alle politiche di commercializzazione e privatizzazione della sanità e della salute, qui come negli altri Paesi europei, i cui drammatici effetti sono oggi visibili a tutti! Il 7 aprile dal nostro Paese deve scaturire, in mille modi e in tutti i luoghi, un messaggio forte e chiaro: una nuova politica europea a difesa della sanità pubblica, in un contesto di rinnovata solidarietà tra i popoli, con la coscienza di un destino comune, senza cui non ci può essere futuro per l’Europa e per l’umanità».
Selfie e foto con l’hashtag #health4all , #santépourtous, possono essere postati sui social, e/o indirizzare a segreteria@medicinademocratica.org e anche ai rappresentanti istituzionali. È possibile inoltre inviarle alla carta interattiva bit.ly/Agir4Health, seguendo le indicazioni.
«La diffusione della pandemia del coronavirus -è scritto nel documento del Movimento Popolare Europeo per la Salute- ha messo in evidenza i problemi creati dalle politiche di sottofinanziamento, della privatizzazione e della mercificazione all’interno dei sistemi sanitari. Questa crisi, imprevista ma non imprevedibile, è stata soprattutto determinata dalle misure di austerità imposte dalle politiche dell’Unione Europea, attraverso raccomandazioni, avendo come obiettivo solo il rispetto dei parametri di bilancio. I governi nazionali hanno effettuato una riduzione della spesa pubblica, in particolare nel campo della protezione sociale e della salute. Questo approccio ha favorito il mercato e ha portato a una stratificazione della qualità delle cure: oggi, ci sono notevoli diseguaglianze nell’accesso alle cure sanitarie, legate alle condizioni socio-economiche delle persone. Queste scelte hanno portato alla drastica riduzione del numero di posti letto disponibili negli ospedali in molti paesi alla riduzione del personale, ad una maggiore precarietà dello stesso».

 

Poche cifre per indicare quanto accaduto in Italia  Fra il 2010 e il 2019 il SSN “ha perso” 45.000 posti letto e 43.386  dipendenti, di cui 7.625  i medici  e 12.556 infermieri: questo è i risultato del definanziamento del SSN cumulato in questo decennio, pari a 37 miliardi di euro. Carenze e inadeguatezze strutturali, chiusura di reparti e/o ospedali pubblici, gravi carenze strumentali, completano il quadro. Si tratta di dati spaventosi, elaborati da Medicina Democratica  su dati  Fondazione GIMBE e Istituto di Ricerca NEBO.

«Le politiche di austerità adottate dai paesi europei e dall’Unione Europea (UE) in tutti questi anni- prosegue il documento- stanno mettendo a dura prova i nostri sistemi sanitari e tutti i servizi pubblici, nonostante il coraggio e la dedizione di cui danno prova i medici e tutto il personale sanitario. Noi esigiamo che la lezione che deriva da questa crisi sia tratta fin da ora. La salute non è un costo ma una risorsa e un investimento, la salute non è una merce. L’Unione Europea può ancora superare questa crisi cambiando radicalmente il suo orientamento: per l’Europa esigiamo un servizio pubblico di salute solidale e universalistico, accessibile a tutti e a tutte, su tutto il territorio.
L’Unione Europea non può più dipendere dalle direttive della Commissione Europea e del Consiglio dei Ministri o ancora da quelle della Banca Centrale e del Fondo Monetario Internazionale, che l’hanno ridotta ad essere un ente di controllo economico, imponendo misure di austerità a vantaggio della finanza e delle industrie internazionali. deve diventare una realtà politica capace di organizzare la solidarietà sociale con dei servizi pubblici forti in grado di proteggere le popolazioni dai rischi per la salute e dalla povertà e di garantirne l’accesso e le opportunità a tutti i cittadini. Il Parlamento Europeo, in rappresentanza dei popoli, deve avere un ruolo preponderante. Solo cosi l’Europa politica e sociale avrà un avvenire».