La più importante libreria indipendente di Francia, Mollat, non si trova a Parigi, come si potrebbe immaginare, ma a Bordeaux, e anche quest’anno il suo titolare, Denis Mollat, parteciperà al seminario conclusivo della Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri, che si apre oggi a Venezia, per condividere con i futuri colleghi italiani i segreti del mestiere. Gli abbiamo rivolto alcune domande prima della partenza.

Sulla quarta di copertina di «Manifeste pour la librairie et les lecteurs!» (Autrement 2016), che lei ha dedicato alla sua libreria e che include contributi di intellettuali francesi come Michel Onfray e Bruno Racine, si legge, tra l’altro: «Una libreria non è solo un luogo di condivisione e di scambio di idee, è anche una storia, un’attività con i suoi vincoli e le sue esigenze, una rete di uomini e donne appassionati». Quanto sono cambiati i «vincoli» e le «esigenze» da quando il suo bisnonno ha fondato la libreria Mollat nel 1896?
La libreria si è costantemente adattata ai cambiamenti sociali. Fino alla fine degli anni Sessanta, la clientela era limitata alle persone istruite, ma a partire dai Settanta la domanda di beni culturali è esplosa con l’arrivo dei baby boomers all’università. Per soddisfare questo nuovo appetito, le librerie di provincia hanno aumentato notevolmente la loro superficie di stoccaggio dei libri, dato che i tempi di consegna sono più lunghi rispetto alle librerie parigine. Nel 1981 la legge sul prezzo unico del libro ha consolidato e rafforzato queste nuove librerie, che offrono ai lettori una fitta rete locale. Nello stesso periodo i centri urbani vengono pedonalizzati e resi più attraenti. Bordeaux è stata fra le prime a adottare il sistema, e la libreria Mollat ha la fortuna di avere un’entrata su uno dei due percorsi pedonali più frequentati della città. Gli anni Duemila sono segnati dall’arrivo della tecnologia digitale: nel 2001 la libreria ha creato un sito web per proporre vendite online. A quel tempo le transazioni erano poche, ma il sito mollat.com ha costituito una fantastica vetrina per la libreria Mollat, «la più reale delle librerie virtuali». Queste «vetrine» si moltiplicheranno poi con l’avvento dei social network, su cui la libreria investirà fin dal loro lancio: instagram, youtube, facebook, twitter e via dicendo. Gli ordini non si fanno più solo in negozio, ma su una moltitudine di supporti, gestiti direttamente dai librai senza l’intervento di un community manager. I librai consigliano i loro titoli più amati in negozio, a voce o per scritto, con una nota sul libro, e online, con una foto, un video, un gioco… L’uso della tecnologia digitale ha permesso di sviluppare un legame con una nuova generazione di lettori, che sono anche grandi consumatori di schermi.

Denis Mollat

A prima vista, pare strano che la più grande libreria indipendente di Francia abbia sede a Bordeaux, una città con una grande tradizione e una vivace scena culturale, ma che è solo la nona città del Paese in termini di popolazione (o la sesta, se si considera l’area metropolitana). Come spiega questa apparente contraddizione? Più in generale, quanto conta per una libreria essere radicata nel proprio territorio?
Ogni anno il settimanale di settore Livres Hebdo pubblica una classifica delle librerie francesi: Mollat è la prima libreria indipendente per la vendita di novità. Secondo la teoria dei climi di Montesquieu, la costa atlantica è particolarmente favorevole al commercio librario, grazie alle sue temperature e alle sue precipitazioni. La città è sempre stata caratterizzata da una dinamica vita intellettuale, da Ausonio, l’unico poeta Gallo di lingua latina nel IV secolo, passando per Montaigne e le basi del pensiero moderno, fino a Montesquieu, figura essenziale dell’Illuminismo. Importante porto europeo nel XVIII secolo, Bordeaux era un luogo di mescolanza e diversità, soprattutto in termini di religione. Non si apre una libreria in un deserto…

La legge Lang, varata in Francia nel 1981, che ha fortemente limitato gli sconti sui libri, è stata a lungo considerata un modello da noi. Finalmente, nel 2011 anche in Italia è stato posto agli sconti un tetto del 15%, poi abbassato nel 2020 al 5%, come in Francia. Ma su questi provvedimenti ci sono voci contrarie. Qual è il suo punto di vista?
È una fortuna che esista la legge Lang: ci ha permesso di mantenere una grandissima diversità nell’offerta editoriale, con il sostegno dalla più grande rete di vendita al dettaglio di libri al mondo. Questa densità spiega il livello molto basso di vendite di libri digitali per e-reader, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei.

In un testo scritto anni fa proprio per la Scuola Librai Umberto e Elisabetta Mauri lei ha affermato che le librerie devono sempre poter disporre di un ampio assortimento, citando «i 180mila titoli distribuiti su 16 chilometri di scaffali» di Mollat. Ma cosa consiglierebbe ai molti librai indipendenti italiani (e, suppongo, anche francesi), che dispongono di uno spazio ben più esiguo?
Come diceva un mio amico editore: «Si chiede sempre al libraio il libro che non ha». La qualità di un libraio non si misura dall’ampiezza del suo magazzino, ma dalla sua capacità di valorizzarlo. La soddisfazione dei nostri clienti si riflette nella nostra capacità di avere in magazzino l’87% dei libri richiesti sul nostro sito di vendita online. Vendiamo soprattutto libri di catalogo, anche di diversi anni fa, spesso difficili da reperire. Un libraio con un assortimento più ridotto non è penalizzato, purché sia in grado di percepire la domanda che lo circonda, il che presuppone un libraio curioso e ben informato.

Vent’anni fa, all’inizio del millennio, molti pensavano che i giorni del libro cartaceo fossero contati. A quanto pare, però, non è così, anche se si diffondono nuove forme di lettura o, meglio, di contatto con il testo scritto (si pensi al successo degli audiolibri), a riprova che siamo comunque in un’epoca di grandi cambiamenti. Pensa che tra vent’anni la libreria Mollat sarà molto diversa da quella di oggi?
Alcuni settori, in particolare quelli scientifici e tecnici, sono diventati massicciamente digitali negli ultimi dieci anni o giù di lì. La grande questione dei libri scolastici digitali si porrà presto, anche se in Svezia si assiste a un ritorno ai libri cartacei. Sebbene le librerie indipendenti offrano la vendita di file digitali e di audiolibri in streaming, le condizioni economiche non sono molto redditizie per i librai. Il problema principale è l’interesse delle generazioni future per il libro come oggetto e contenuto. Spetta ai librai perpetuare questo appetito rimanendo al centro della mediazione tra domanda e offerta. È quello che stanno facendo i nostri librai sui vari social network, dove il numero di iscritti continua a crescere: 114mila iscritti su Youtube, 102mila su Instagram, 65mila su Facebook, e così via. Va notato che la libreria è l’attività con la minore redditività: i librai sono più esposti ai rischi economici rispetto agli editori, le cui capacità di sfruttamento di un’opera si possono esprimere in forme diverse.

Lei si è formato come medico e, se si crede a Raphaëlle Rérolle e Clémence Postis, autrici di un suo ritratto su «Le Monde», si è accostato al mestiere di famiglia con riluttanza. Pensa che gli studi scientifici l’abbiano aiutata a gestire la libreria? E come riassumerebbe la sua esperienza oggi, 40 anni dopo?
La medicina è prima di tutto semiologia, la capacità di utilizzare i cinque sensi, raccogliere i segni e trarne delle conclusioni. Questo è essenziale in una libreria. La forza di una libreria è la sua organizzazione. Da noi l’unità di base è il reparto: un’équipe e il suo responsabile, completamente autonomi nelle scelte, negli acquisti e nella comunicazione. Il miglior indicatore di questa organizzazione è il tasso delle rese ai fornitori: in Francia in media è del 25% mentre nella nostra libreria è del 7%. I librai amano ancora far sognare i loro lettori.

Appuntamento alla Fondazione Cini

Da oggi a venerdì 26 presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia si tiene il 41esimo Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, appuntamento annuale cui partecipano alcune fra le figure di maggior rilievo dell’editoria italiana e internazionale. In particolare, alla giornata conclusiva del 26, intitolata «Le nuove sfide», interverranno tra gli altri lo scrittore Javier Cercas, Porter Anderson, direttore di «Publishing Perspectives», e il libraio Denis Mollat, che il giorno prima parlerà anche su «Successo e ragion d’essere della libreria indipendente nr. 1 in Francia».