Berlusconi? E chi sarà mai? La nuova stella polare dei ribelli già quasi ex forzisti parla inglese e ha appena stravinto le elezioni in Uk. E’ David Cameron, e nel Parlamento europeo i parlamentari azzurri che seguiranno il viceré pugliese nella fuga da Arcore si iscriveranno al suo gruppo. Una strategia che Raffale Fitto spiega così a porte chiuse: «Dobbiamo far vedere che la nostra posizione ha un respiro europeo. Il contrario di quel che vorrebbe far credere Berlusconi, che cerca di chiuderci nel perimetro stretto di una realtà regionale pugliese».

E’ l’ultima decisione presa da Raffaele Fitto e dal suo stato maggiore, ormai pronti a salpare nella loro non più azzurra avventura. La prossima settimana nasceranno i nuovi gruppo parlamentari. Al senato Fitto avrà a suo disposizione un gruppo in piena regola: anche se qualcuno ancora esita, i suoi senatori oscilleranno comunque tra un minimo di dieci, sufficienti a dar vita al gruppo, e un massimo di 14.

Alla camera i numeri sono meno sorridenti: anche qui 14 deputati lasceranno Fi con don Raffaele, insufficienti tuttavia a formare un gruppo. Salvo deroghe, non impossibili, dovranno iscriversi al gruppo misto.

E’ probabile che, subito dopo le regionali, alla fuoriuscita dei duri fittiani corrisponda quella dei “morbidi”, pronti a sostenere con tanto di sonanti voti il governo. A palazzo Madama, dove ogni voto è prezioso sono però pochini: tre nella migliore delle ipotesi, più probabilmente due, che andrebbero a sommarsi alla coppia Bondi-Repetti, che nel gruppo misto del senato, in larghissima maggioranza d’opposizione, sono di fatto una testa di ponte renziana. A Montecitorio il drappello di forzisti convertiti sulla via di Firenze dovrebbe essere più nutrito, una decina e passa di onorevoli, ma anche meno significativo essendo la situazione della maggioranza saldissima di per sé.

A fronte del disastro che nel giro di poche settimane spaccherà ciò che resta della sua potente armata in due o tre tronconi, Silvio Berlusconi non batte ciglio. In realtà non ha fatto nulla per evitare che la faida pugliese si risolvesse nel disastro totale. La ha anzi freddamente sfruttata per rendere inevitabile la scissione. Difficile, anzi impossibile, dire con certezza se l’ex onnipotente di Arcore sia ormai del tutto disinteressato alla partita politica, e dunque preferisca perdere pezzi pur di conservare quel totale controllo del partito che gli è necessario per trattare col governo su altri piani. In fondo non è sfuggita a nessuna la minaccia contenuta nell’intervista di giovedì della ministra Maria Elena Boschi: quel passaggio sul conflitto di interessi che pareva, ed era, direttamente indirizzato all’ex socio del Nazareno. Ma va da sé che, quando si mettono in campo minacce, lo si fa sempre nel quadro di una possibile trattativa. Per affrontare la quale, con al centro i temi che da sempre più gli stanno nel cuore e nel portafogli, Berlusconi non può permettersi fronde di sorta.

Ufficialmente, comunque, l’ex sovrano appare deciso a non mollare il tavolo della politica. Anche per lui c’è una stella polare che viene da oltre confine: Sarkozy il risorto. La nuova formazione che ha in mente «i Repubblicani» (che di Partito repubblicano purtroppo in Italia già ce n’è uno, pur se minimo, e non gli si può scippare il nome) guardano proprio all’uomo forte di Parigi, con tutto quel che ciò comporta in termini di rapporti con la lepenista Lega.
Ma per molti forzisti decisi a seguire ancora la rotta di Arcore, quel che conta nel nuovo progetto è altro: «Ci saranno le primarie, e altra strada per risollevare il partito non c’è».