Se si osserva la «musica d’arte» degli ultimi settant’anni come se fosse un paesaggio, ci si accorge subito, al primo sguardo, di una curiosa assenza, di una mancanza che mette un po’ a disagio. Come se dalle crete senesi qualcuno avesse cancellato i calanchi o dalle Murge pugliesi le gravine. E ciò che manca, o sembra mancare, è un elemento fondamentale del paesaggio sonoro: la voce, la voce umana. Lo sostengono anche i musicologi togati: tutti o quasi concordi nel sostenere che la Nuova Musica degli anni Cinquanta e Sessanta abbia fatto tabula rasa del passato, relegando la voce a...
Alias Domenica
Fisica e metafisica della voce
Improvvisi. È proprio vero che l’epoca del molteplice, dalla serialità integrale e dello spettralismo, abbia cancellato la voce dal proprio vocabolario?