Con i quasi 4.600 nuovi casi (+41% in una settimana) e i 50 decessi di ieri (stabili), l’epidemia in Italia è entrata in una fase in cui i dati contano meno delle interpretazioni. A seconda di come li si osserva, i numeri odierni possono suggerire ottimismo o scenari più foschi. Nel cielo del generale Figliuolo splende sempre il sole come negli spot del Mulino Bianco. «Stiamo riscoprendo la normalità» dice l’alpino «grazie a una campagna vaccinale senza precedenti». I vaccinati con almeno una dose sono oltre 46 milioni «un numero pari a più dell’86% della popolazione over 12 destinataria del vaccino». E non è finita: «Il nostro obiettivo è portarci ancora più avanti, verso il 90%». Servono cioè altri due milioni di vaccinazioni. Il problema è che l’ultimo miglio è in salita. Il numero di nuovi vaccinati avanza al ritmo di circa venticinquemila prime dosi al giorno. Di questo passo al 90% ci si arriverà fra tre mesi, cioè a 2022 inoltrato. Sempre che non ci siano ulteriori rallentamenti.

A festeggiare il traguardo raggiunto, in altre parole, potrebbe non esserci più il generale Figliuolo, visto che il suo ruolo di commissario straordinario decade con la fine dello stato di emergenza. Per ora il limite è fissato al 31 dicembre, ma in ogni caso l’emergenza non potrà essere prorogata oltre il 31 gennaio 2022 perché a quel punto dalla sua dichiarazione saranno trascorsi due anni, il limite massimo stabilito dal codice della Protezione Civile.

IL RALLENTAMENTO delle dosi colpisce tutte le fasce di età. Nella categoria 20-69 anni, sono meno di ventimila i nuovi vaccinati giornalieri. E infatti i lavoratori che usufruiscono del green pass attraverso i tamponi continuano ad essere almeno 1,3-1,4 milioni, a giudicare dai pass rilasciati ogni 48 ore. Se il governo stimava in circa 3 milioni i lavoratori costretti ai test antigenici periodici, qualche dubbio sui controlli viene. Il green pass perfettamente valido intestato al signor «Adolf Hitler» circolato sui social nei giorni scorsi suggerisce che il sistema non è a prova di bomba anche dal punto di vista informatico.

Come non è bastato il green pass obbligatorio, nemmeno l’inizio della scuola ha fatto risalire le vaccinazioni tra i ragazzi della fascia 12-19 anni di età. I nuovi vaccinati in questo gruppo sono quattromila al giorno e gli adolescenti senza dosi sono ancora 1,5 milioni. A rovinare i numeri di Figliuolo potrebbe aggiungersi anche la probabile autorizzazione delle vaccinazioni anti-Covid pediatriche, sulla cui accettazione da parte delle famiglie oggi nessuno è disposto a scommettere. Aggiungendo la fascia di età 5-11 anni (più o meno tre milioni di bambini) la soglia del 90% potrebbe diventare una chimera.

NEL FRATTEMPO ci si «consola» con le terze dosi: in poco più di un mese ne sono state somministrate quasi un milione e se ne fanno circa 50 mila al giorno. Come un anno fa sta ripartendo la gara di salto della fila. Il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha già chiesto una deroga per i professori, con qualche risultato: «Il generale Figliuolo mi ha garantito che dopo gli ottantenni, cioè quelli più fragili, tutti gli insegnanti saranno assolutamente in priorità» dice Bianchi. D’altronde, il personale scolastico beneficiò di una corsia preferenziale per vaccinarsi già a marzo con il vaccino AstraZeneca. Dunque, in primavera per molti di loro si porrà la questione della scadenza del green pass e della protezione, visto che è il vaccino meno efficace.

Ma questo è in contrasto con la circolare del ministero della salute dell’8 ottobre, che prevede di procedere per età e non per categoria professionale: dopo gli ultra ottantenni tocca alla fascia degli over 60. Il rebus andrà sciolto presto.

ALL’ORIZZONTE si intravede anche qualche nube scura per quanto riguarda l’andamento epidemiologico. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) segnala un leggero aumento del tasso di occupazione dei reparti ospedalieri da parte dei pazienti Covid. Si passa dal 4 al 5% a livello nazionale, con la Calabria al 9%. Piccoli numeri, per ora. Ma è un segnale che l’aumento dei casi degli ultimi giorni non è solo conseguenza della salita dei tamponi a causa del green pass. Se anche il numero dei ricoverati si muove verso l’alto – ormai da qualche giorno – significa che il contagio è tornato ad accelerare sul serio.