Figlia mia di Laura Bispuri sarà in concorso al prossimo festival di Berlino, primo titolo italiano annunciato finora. È un ritorno questo della regista romana che ha già gareggiato per l’Orso d’oro nel 2015 con Vergine giurata – successo internazionale venduto in tutto il mondo. Qui Bispuri – anche autrice della sceneggiatura insieme a Francesca Manieri – ritrova alcuni «complici» di quella precedente avventura, i produttori – Vivo film di Marta Donzelli e Gregorio Paonessa – la montatrice Carlotta Cristiani e Alba Rohrwacher di nuovo protagonista (era lei la vergine giurata che dava il titolo al film) insieme a Valeria Golino.

 

«Tornare a Berlino mi emoziona moltissimo, sento un legame profondo con questo festival di cui ho sempre apprezzato l’alto impegno politico e il gusto cinematografico. Farne parte è un onore!», ha detto Laura Bispuri all’annuncio ufficiale della selezione.

 

 

Figlia mia – in sala il prossimo febbraio – racconta, come nelle parole della stessa regista «un viaggio in cui tre figure femminili si alternano, si cercano, si avvicinano e si allontanano, si amano e si odiano e alla fine si accettano nelle loro imperfezioni e per questo crescono». Al centro c’è la piccola Vittoria, una bimba di dieci anni (Sara Casu), divisa tra due mamme, l’amorevole Tina (Golino) e la più scombinata Angelica (Rohrwacher) che se ne contendono l’amore. Siamo in estate (il set è la Sardegna) una stagione come spesso accade di formazione tra riti di passaggio e cesure importanti.

 

 

 

 

 

In concorso ci saranno anche il nuovo film di Gus Van Sant Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot con Joaquin Phoenix e Rooney Mara, che racconta a partire dalla sua biografia la vita di John Callahan, il fumettista di Portland rimasto paralizzato dopo un grave incidente stradale all’età di 21 anni e divenuto uno dei più stimati cartoonist in circolazione, con le sue vignette per il «New Yorker», «Omni» e «Penthouse» – il film avrà l’anteprima al Sundance di Robert Redford il prossimo gennaio.
E poi: Dovlatov di Alexsey German Jr. (Russia), quattro giorni nella vita di Sergei Dovlatov, autore russo di culto, emigrato insieme alla madre a New York per le molte persecuzioni da parte del regime sovietico che lo espulse dall’associazione dei giornalisti dopo aver ordinato di bruciare il suo primo libro. Nel film siamo nel 1971, e German che ha collaborato con la figlia di Dovlatov Katherine per la scrittura del film prova a restituire l’atmosfera nella Leningrado dell’epoca. Eva di Benoit Jacquot (Francia) con Isabelle Huppert è invece un remake del classico di Jospeh Losey dal romanzo di James Hadley Chase ) mentre Twarz (Mug) di Małgorzata Szumowska ruota intorno a un ragazzo, la sua esistenza tranquilla tra amici, fidanzata, heavy metal finché un incidente non ne rivoluziona le certezze.

 

 

Per la Germania ci sono finora In den Gängen di Thomas Stuber, un amore tra due colleghi di lavoro, scritto dal regista insieme a Clemens Meyer, coautore del corto Of Dogs and Horses (2012) presentato alla Berlinale (e premiato), e Mein Bruder heißt Robert und ist ein Idiot di Philip Gröning, definito dal regista: «Un incrocio tra un sogno, un western, una lettura poetica della filosofia, un Heimatfilm con persino degli elementi di splatter».

 

 

 

Due i nuovi titoli nella sezione Gala:The Bookshop di Isabel Coixet e The Silent Revolution di Lars Kraume (The People vs. Fritz Bauer). La prossima Berlinale (15-25 febbraio) sarà aperta dal nuovo film di Wes Anderson, Isle’s of Dog (L’isola dei cani), realizzato in stop motion, e sarà la prima volta che un’animazione darà il via al festival.