Centoquattro deputati di Forza Italia, 111 del Pd, 33 di Fratelli d’Italia, 14 di LeU, 24 del gruppo misto. Se ieri fossero stati presenti tutti al momento della fiducia posta dal governo sul «decreto crescita» avrebbero battuto la maggioranza 286 a 210. Un segnale politico clamoroso che avrebbe rivelato la realtà di un governo in stato confusionale, e per questo ancora più pericoloso, che si è trascinato per settimane un provvedimento a dir poco composito, una specie di milleproroghe farcito di norme divergenti che hanno sollevato più volte contrasti tra Lega e Cinque Stelle. Si va dai tre milioni a Radio Radicale alle norme criticatissime dal sindacato giornalisti Fnsi sull’Inpgi, fino al «Salva Comuni» e al «Salva Roma. Dagli scontrini agli sgravi previdenziali a chi finanzierà i laboratori scolastici fino a 10 mila euro assumendo gli studenti delle scuole beneficiarie. Bocciato anche un ordine del giorno a firma Rossella Muroni (LeU) che impegnava il governo a sopprimere le norme che minacciano la gestione pubblica dell’acqua attraverso l’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia (Eipli). L’allarme era stato lanciato dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua e dalla Rete a difesa delle fonti d’acqua. è la pietra tombale sul referendum del 2011» sostiene Muroni.

Il decreto contiene, tra l’altro, alcune norme significative e talvolta lacunose. Diventa, ad esempio, strutturale il taglio dei contributi dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), ma a partire dal 2023 e saltando un anno (il 2022). La normativa attuale prevede la revisione delle tariffe dei premi e dei contributi per gli anni 2019-2021.

Il caso più scottante delle ultime ore è quello dell’Arcelor Mittal a Taranto (Ex Ilva). Il decreto crescita stabilisce che dal prossimo 6 settembre sarà abolita l’immunità penale per i gestori dell’acciaieria sulle condotte attuative del piano ambientale. La norma ha suscitato le proteste dei nuovi padroni, l’offensiva contro il governo da parte di Confindustria e un nuovo conflitto tra Lega e Cinque Stelle. «Non è una questione di immunità, noi tutti qui siamo responsabili delle nostre azioni. Si tratta delle tutele legali necessarie a permetterci di realizzare il piano ambientale» ha detto ieri Matthieu Jehl, a.d. di Arcelor Mittal Italia nell’assembleaConfindustria-Federmeccanica a Taranto. «La fiducia sul Decreto crescita è un paradosso perché è stata inserita una norma che riguarda questa azienda, ArcelorMittal Italia, andando contro gli accordi presi» ha detto il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz. “Il governo ci deve dire se il fine delle politiche è portare alla paralisi l’industria italiana – ha aggiunto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – Se c’è un imprenditore che mette sul piatto centinaia di milioni per rimettere a norma un impianto non si può complicargli la vita, ma bisognerebbe agevolargliela». Boccia, che di recente aveva aperto al governo, ieri ha attaccato i Cinque Stelle sul salario minimo: «non si capisce chi pagherebbe senza uno scambio con la produttività». La ministra per il Sud Barbara Lezzi ha criticato Arcelor Mittal sostenendo che «nessuno può lavorare con l’immunità penale come il precedente governo ha voluto concedere all’Ex Ilva».

Come in uno specchio rovesciato Salvini ieri ha ammordito i toni del governo. «Se c’è un imprenditore che mette sul piatto centinaia di milioni per rimettere a norma un impianto non si può complicargli la vita, ma bisognerebbe agevolargliela». Ieri la Lega ha fatto approvare un ordine del giorno al decreto che impegna il governo a ripensare la vicenda. «Non ci possiamo lamentare poi della fuga degli investitori e dell’inevitabile perdita di posti di lavoro» ha detto il capogruppo de alla Camera Riccardo Molinari. Tutto normale, per il governo legastellato.