«Non posso sindacare gli statuti dei gruppi parlamentari» risponde il presidente della camera Roberto Fico ai deputati Riccardo Magi (+Europa) e Stefano Ceccanti (Pd) che lo avevano sollecitato sullo statuto del gruppo 5 Stelle. Gruppo al quale Fico è ancora iscritto e che quindi non può in teoria lasciare, se non accettando di pagare la multa di 100mila euro prevista appunto dallo statuto.

La multa per chi viene espulso o sceglie di lasciare il gruppo grillino, a giudizio di Magi che ha portato a supporto il parere di decine di costituzionalisti, viola il dettato dell’articolo 67 della Costituzione, quello che stabilisce il divieto al vincolo di mandato. Ogni parlamentare rappresenta la nazione e non è soggetto a un mandato imperativo. È vero che i grillini propongono da tempo di cambiare sul punto la Costituzione – e con Lega e Forza Italia che l’hanno addirittura previsto nel programma elettorale avrebbero la maggioranza per farlo, evitando persino il referendum – ma fino a quando il divieto di mandato imperativo c’è, la multa è palesemente fuori dalla Costituzione. Così come, a parere di Ceccanti, deputato e costituzionalista, è altrettanto illegittima la norma dello statuto che affida al capo politico (Di Maio) e non ai deputati e ai senatori il potere di indicare il capogruppo.

Fico nella sua lettera non si pronuncia nel merito delle questioni. Spiega anzi che nella riforma del regolamento della camera del 2012 è stato previsto l’obbligo di trasmissione alla presidenza degli statuti e la successiva pubblicazione sul sito di Montecitorio, ma lo intende come semplice passaggio formale: secondo questa interpretazione la presidenza della camera dovrebbe limitarsi a prendere atto, anche delle previsioni statutarie più assurde.
La lettera di Fico si chiude ricordando che nel 2013 – con la presidenza Boldrini – fu data una risposta analoga ai deputati Fioroni e Boccadutri che sollevarono una questione simile sullo statuto del M5S. Simile fino a un certo punto, perché allora si eccepiva il fatto che parte del finanziamento del gruppo fosse statutariamente devoluto alla Casaleggio associati, mentre in questo caso Magi e Ceccanti hanno posto un ben più ampio problema di costituzionalità.

«Il presidente della camera, terza carica dello Stato, non può far finta di nulla – ha commentato ieri Magi – dovrebbe preoccuparsi che ciascun membro del parlamento non agisca per paura o sotto la minaccia di essere multato. Anzi, un primo passo verso il ristabilimento della correttezza delle forme a garanzia del parlamentarismo sarebbe per Fico dimettersi dal gruppo 5stelle e iscriversi al gruppo misto senza appartenere a nessuna componente, come è stata prassi per tanti anni nella camera». Senza pagare la multa.