Le fibrillazioni cui è sottoposto in questi giorni il governo si sono viste ieri al Senato, dove il decreto del fare ha avuto vita piuttosto dura: ma alla fine è passato, per quanto l’esecutivo abbia segnato qualche sconfitta sul versante degli emendamenti. Il provvedimento (che già dal titolo è tutto un programma) è stato approvato con 190 voti favorevoli, 67 contrari e un astenuto. Ora torna alla Camera per la terza lettura e l’approvazione definitiva. Hanno votato contro il M5S, Sel e la Lega.

Durante il voto il governo è stato battuto sull’emendamento che sopprime le nuove regole per l’accesso ai concorsi dei magistrati. Nodo principale l’accesso ai concorsi anche per chi abbia superato lo stage e il primo anno della scuola di specializzazione. Sono passati alla fine due emendamenti di Lega e Pdl con parere contrario del governo. Già due giorni fa l’esecutivo aveva dato parere sfavorevole su un ordine del giorno – poi approvato – che chiedeva lo stop alla tassa sui telefonini.

Il Pdl in mattinata aveva tentato un blitz su un emendamento per alzare il limite all’uso del contante da mille a 3 mila euro (la solita attenzione del partito di Berlusconi alla questione dell’evasione fiscale). La proposta di modifica, su cui il governo aveva dato parere contrario, è stata votata dal Pdl ma respinta dall’Aula.

È stato approvato invece un ordine del giorno che impegna il governo a correggere le norme varate dal precedente esecutivo sulla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie e quindi dei tribunali italiani, in base alla riforma Severino sulla geografia giudiziaria che entrerà in vigore il prossimo 13 settembre.

È passata anche una misura su cui c’era stato negli ultimi giorni un tira e molla, con un vero e proprio blitz che a un certo punto lo aveva neutralizzato: l’Aula ha detto sì al taglio del 25% agli stipendi dei manager pubblici.

Il maxi provvedimento con oltre 100 articoli, modificato, sarà esaminato dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio di Montecitorio a partire dalla mattina di oggi, mentre l’approvazione definitiva è attesa per venerdì (visto che poi comincia la pausa estiva).

Tra gli altri provvedimenti approvati, quello per le scuole. Agli interventi di messa in sicurezza si aggiunge la realizzazione di nuovi istituti e si svincola la spesa per gli arredi scolastici dal patto di stabilità. Viene dato ai sindaci il potere di commissario per accelerare l’utilizzo dei 450 milioni già a disposizione dei comuni.
Per quanto riguarda le multe, verranno ridotte del 30% all’automobilista che paga entro 5 giorni dalla contestazione o dalla notifica.

Ancora: il 10% delle risorse da dismissioni del patrimonio immobiliare «originario» dovrà essere girato al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato per il taglio del debito. Inoltre scende da 150 a 100 milioni la dote destinata al pagamento degli enti in pre-dissesto e prelevata dalle risorse per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda gli appalti, diventa obbligatoria l’anticipazione del 10% dell’importo.

Capitolo ristrutturazioni, si potranno cambiare le sagome degli edifici. È stata infatti ripristinata (rispetto allo stop deciso nelle Commissioni) la norma di semplificazione per gli interventi che cambiano la sagoma degli edifici, ma con un commissario ad hoc se i comuni non decidono entro i tempi le aree di centro storico da escludere. Inserita anche la possibilità per le regioni di dettare disposizioni sulla destinazione degli spazi urbanistici. Infine salta l’obbligo del Durc in caso di lavori privati di manutenzione edilizia realizzati senza ricorso a imprese.
Soppressa la norma sul documento unico di regolarità tributaria (Durt) inserita alla Camera. Sempre in materia fiscale, si prevede che ministero dell’Economia, Agenzia delle Entrate e Istat definiscano il paniere di «beni essenziali» che saranno esclusi dalla possibilità di espropriazione da parte delle società di riscossione. Infine, abolito il fax nella pubblica