«Sono stato desiderato, dunque sono cresciuto». Questa è la chiave di volta de Il Gesuita (Fve editori, pp. 160, euro 18), l’ultimo romanzo di Franco Buffoni. Un’opera in cui la formazione del protagonista invoca e realizza la sua liberazione. Il desiderio del gesuita Klaus, invece, è rimasto occluso nel suo recinto di sicurezza. «La chiesa cattolica, il sindacato, il matrimonio. Non ha il coraggio di partecipare come noi alla costruzione di nuove visioni della società e del mondo», dice Jason a Franco, chiudendo il triangolo sentimentale. Con Cromwell e Afrodite il politologo Giorgio Galli stabiliva un nesso tra i valori fondamentali della democrazia e l’affermazione delle culture alternative, in particolare del movimento femminista. Se allarghiamo il nostro sguardo alle identità lgbt, dovremmo aprire il nostro pantheon civile anche a Ganimede.

JASON LAVORA A ROMA nella basilica sotterranea neo-pitagorica di piazzale Labicano, su uno stucco di Ganimede rapito da un Genio alato. Allo stesso modo, Franco sarà sedotto dalla vivacità del suo mentore archeologo. Grazie a lui conoscerà l’università americana e le lotte per i diritti civili: dal Free Speech Movement, con l’abrogazione del divieto di praticare attività politica nei campus, alla controcultura del Civil Rights Movement, che all’impegno antimilitarista affiancava quello a sostegno dei diritti delle donne e dei gay. Siamo nel ’66, un decennio prima che Harvey Milk fosse eletto primo consigliere comunale omosessuale degli Usa.

LA STORIA DI FRANCO è iniziata due anni prima. Ed è quella della scoperta amorosa attraverso Alberto. A questa pulsione erotica, che si è già scontrata con l’ipocrisia intollerante della Lombardia del Boom economico, seguirà la fascinazione per gli eromeno-erastès del mondo greco-latino, gli amanti-amati che, senza provocare alcuno scandalo, ritroviamo nel Giovenzio di Catullo, quasi simmetrico delle donne angelicate del Dolce Stil Novo. Dentro questa palestra, ideale in cui il corpo condivide lo stesso piacere dell’intelligenza, Franco conosce un 29enne studente altoaltesino, Klaus. Con lui comincerà una vera e propria lotta per spingerlo fuori dal rigido tappeto dell’autoritarismo paterno, alimentato dai malintesi di fede ereditati dalla scolastica medievale. Si rivelerà uno sforzo vano, forse, persino, inutile. D’altra parte, proprio da questa tensione, a seguito dell’allontanamento del gesuita dall’Aloisianum di Gallarate, si creerà l’occasione per incontrare Jason, compagno di stanza di Klaus a Berkley nel 1958.

KLAUS E FRANCO cercano l’amore in modi opposti. La ricerca del gesuita, in realtà è una rincorsa senza termine, come Achille che insegue la tartaruga. Franco, invece, nell’esperienza amorosa si immerge in apnea. Si è illuso «di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori», mentre gli restano in mano «pietre false e frammenti di vetro». Grazie all’apprendistato di Jason, imparerà la lezione da trasmettere al lettore. La ricerca è un’attesa paziente ma attiva. Quando riemergiamo alla superficie, le gocce sul nostro corpo non appartengono più al mare, ma continuano a brillare come un tesoro che è divenuto nostro.