Fdi vuole una stretta sulla raccolta firme per le europee. Con un emendamento al decreto elezioni, alcuni deputati meloniani puntano modificare la legge per costringere gruppi che oggi sarebbero esentati dalle vecchie norme a raccogliere 150mila firme (30mila in ognuna delle 5 circoscrizioni) in tutte le regioni per potersi presentare al voto di giugno.

L’emendamento prevede che non basti avere un parlamentare eletto in Italia nei collegi maggioritari: per avere l’esenzione bisogna che i partiti nel 2022 abbiano superato la soglia del 3%. O che abbiano almeno un eurodeputato nell’attuale legislatura, che faccia parte di un gruppo a Bruxelles, con tanto di certificazione sottoscritta dal notaio dal presidente del gruppo parlamentare.

Non è il caso di +Europa che, pur avendo due deputati eletti col centrosinistra, alle politiche del 2022 si è fermata al 2,95%, non ottenendo così seggi proporzionali. Per loro, senza un’alleanza con Calenda o Renzi, scatterebbe la tagliola delle firme. «Credo che mai sia avvenuto in precedenza che, a poche settimane da una competizione elettorale, si tenti di modificare l’accesso in modo restrittivo», spiega Magi. «È una cosa di una gravità inaudita, rispetto alla quale chiediamo al governo di esprimere un parere contrario».

«Sono certo che Meloni non sia a conoscenza di questa iniziativa e che, se lo sapesse, si opporrebbe», dice Benedetto Della Vedova. Magi fa notare come Noi Moderati di Maurizio Lupi, pur avendo preso lo 0,9% alle politiche, sarebbe esentato perchè ha potuto costituire un gruppo alle Camere grazie ai prestiti di parlamentari del centrodestra.

Sulla stessa linea il segretario dei Radicali Matteo Hallissey: «Proposta aberrante». Così anche Guido Silvestri, copresidente di Volt Italia: «È un tentativo gravissimo di impedire la corsa di qualsiasi partito nuovo alle europee».

Rabbia anche in casa di «Sud chiama Nord» di Cateno De Luca, che ha un solo deputato eletto nel maggioritario. «Siamo davanti a un colpo di Stato», grida De Luca, che chiede l’intervento di La Russa e di Mattarella. Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, che vuole candidarsi con la sua Alternativa popolare, parla di «emendamento porcata».

«I piccoli partiti è giusto che raccolgano le firme perché devono dimostrare un minimo di radicamento», replica Marco Lisei, uno dei firmatari dell’emendamento che sarà votato la prossima settimana in commissione al Senato. Tra le proposte di Fdi anche quella che equipara i simboli storici dei partiti ai marchi di impresa. Un modo per impedire l’uso della fiamma da forze a destra di Fdi.