Fumata grigia con l’astensione dei giapponesi di Nissan. Al termine di un cda durato oltre tre ore nel quartier generale alle porte di Parigi, Renault ha confermato in una nota il suo «interesse» per le nozze con Fca, ma rinvia ogni possibile decisione ad una nuova sessione di lavoro convocata per oggi pomeriggio. Dopo una discussione molto tesa è stato deciso «di continuare a studiare con interesse l’opportunità» e «protrarre i colloqui su questo tema».
In caso di fumata bianca sulle grandi linee del progetto, il Cda potrebbe a questo punto decidere l’apertura condizionata di negoziati esclusivi con Fca. Una trattativa che potrebbe anche un anno. Obiettivo? Formare il terzo colosso mondiale nel settore dell’auto nel quadro della fusione «tra eguali», 50-50, con John Elkann alla presidenza e Jean Dominique Senard, l’attuale presidente di Renault, come a.d. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ritiene che il progetto sia «una reale opportunità per Renault e per l’industria automobilistica francese». Ma pretende nel contempo una serie di garanzie: evitare tagli occupazionali e difendere l’interesse nazionale francese, tra cui il quartier generale operativo del nuovo gruppo a Parigi, un dividendo straordinario per gli azionisti di Renault e un posto al governo in Cda sul quale, secondo indiscrezioni di stampa, già ci sarebbe un’intesa.
Secondo le voci, lo Stato principale azionista di Renault (la quota attuale è del 15%) avrebbe accettato un compromesso per occupare una delle quattro poltrone in quota Renault, oltre alle quattro di Fca. Viene inoltre ipotizzato che Renault possa cedere all’esecutivo uno dei suoi due seggi nel comitato nomine. Se confermata, questa configurazione permetterebbe allo Stato francese di dire la sua sulla governance della futura entità.
Intanto però il fondo attivista francese Ciam, azionista di Renault, ha criticato la proposta di fusione di Fca, definita «un’acquisizione» e non una fusione alla pari, che «sottovaluta totalmente» Renault, alle cui attività industriali viene attribuito «un valore implicito negativo di 3 miliardi di euro». «Siamo sorpresi della mancanza di un premio collegato a questa acquisizione e ci opporremo fermamente a questa presa di controllo opportunistica che non solo sottovaluta Renault ma in più non prevede alcun premio di controllo», afferma Ciam, giudicando ingiustificato il dividendo di 2,5 miliardi che Fca vorrebbe staccarsi prima delle nozze. «A nostro avviso – si legge nella lettera – questo dividendo non solo non dovrebbe essere pagato a Fca ma dovrebbe piuttosto essere versato agli azionisti di Renault assieme a una somma supplementare».
Secondo il Financial Times, Yu Serizawa e Yasuhiro Yamauchi, esponenti di Nissan nel cda, si dovrebbero astenere «da un voto cruciale» che «potrebbe minacciare il futuro dell’alleanza ventennale» tra il costruttore nipponico e quello francese.
Il progetto di fusione prevede la creazione di una holding basata ad Amsterdam e quotata alle borse di Parigi, New York e Milano. La famiglia Agnelli, che controlla il 29% di Fiat-Chrysler, vedrebbe la sua parte automaticamente diluita al 14,5%,restando comunque primo azionista della nuova entità, mentre lo Stato francese scenderebbe al 7,5%.