Doveva saltare per colpa dell’ecotassa. Doveva essere messo a rischio dallo sciopero Fiom a Pomigliano. E invece il piano Fca di investimenti per l’Italia da 5 miliardi è stato confermato. Lo fatto l’amministratore delegato Mike Manley in conferenza stampa al salone di Ginevra con il piglio del suo predecessore Sergio Marchionne.
Una conferma con ancora molte incognite, a partire proprio dai tempi di messa in produzione dei nuovi modelli, primo fra tutti il piccolo Suv Alfa il cui nome ha rispettato le anticipazioni: si chiamerà Tonale, in continuità con Stelvio.

PIÙ INFORMATI SEMBRANO i sindacati firmatari che hanno divulgato maggiori particolari sul nuovo modello che affiancherà la Panda. «Il nuovo Suv Tonale Alfa Romeo sarà realizzato nel reparto montaggio dove si produceva il modello Alfa 147 (fuori produzione dal 2010, anno di inizio della cassa integrazione che ancora tiene fuori 1.800 lavoratori, ndr), attualmente dismesso», annuncia urbi et orbi il coordinatore Fim Raffaele Apetino. Peccato che neanche lui sappia i tempi della messa in produzione, ma di certo saranno molto più ampi della scadenza della cassa integrazione prevista per settembre.
Qualche indicazione più precisa Manley l’ha data sugli altri due nuovi modelli. «Entro la fine dell’anno le vetture ibride Jeep Renegade e Compass (entrambe previste a Melfi e con alimentazione ibrida, ndr) entreranno in produzione e all’inizio del 2020 arriverà anche la 500 elettrica (a Mirafiori, ndr)».

Nell’incontro con la stampa internazionale Manley ha escluso l’intenzione di vendere gioielli come Maserati, che sarebbe nel mirino della cinese Geely, mentre ribadisce che Lancia resterà un brand solo italiano, anche per i numeri assai bassi di fatturato e modelli rimasti.

IL GRANDE PUNTO INTERROGATIVO, lasciato in eredità da Marchionne, è quello dell’alleanza globale. E ieri Manley ha aperto la strada alla Pegeuot con cui Fca ha già una partnership sui veicoli commerciali ad Atessa (Chieti). «Il futuro di Fca è indipendente, ma siamo aperti a valutare opportunità se ci danno la possibilità di crescere. Se c’è una partnership, un consolidamento o un’alleanza, la valuteremo», ha spiegato. L’idea del gruppo Psa – che gestice Pegeout – è quello di una alleanza per il mercato nordamericano, il più redditizio – con il 90 per cento dei ricavi totali – per il gruppo Fca.

QUANTO ALLA SVOLTA ELETTRICA mai veramente appoggiata da Marchionne, Manley sembra più ottimista. Il gruppo andrà avanti da solo, non prenderà in considerazione l’ipotesi di acquistare la piattaforma Volkswagen per accelerare i tempi e puntare sul sicuro comprando il vantaggio dei tedeschi. «Nel 2025 – sottolinea l’amministratore delegato di Fca – avremo abbastanza elettrificazione nel nostro portafoglio per essere in grado di raggiungere gli obiettivi Ue. Se ci sarà la domanda, avremo i veicoli da offrire», chiude.

LE PAROLE DI MANLEY PIACCIONO al governo e ai sindacati. È soddisfatto il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, per settimane bersaglio di chi sosteneva che l’ecobonus da lui inserito in legge di bilancio mettesse a rischio il piano Fca: «L’ecobonus per incentivare le auto non inquinanti – afferma – avrà un impatto positivo non solo per l’ambiente, ma anche per l’azienda e i consumatori».

Apprezzano anche i sindacati, compresa la Fiom che domani terrà a Pomigliano l’assemblea ed è pronta a tornare a scioperare se l’azienda non aumenterà il numero di lavoratori per la salita produttiva dovuta alle richieste di Panda degli autonoleggi. «La conferma degli investimenti scongiura il rischio della messa in discussione del piano industriale – commenta la segretaria generale Francesca Re David – . Considerato l’andamento del mercato, l’aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori nel 2019 e le nuove normative sulle emissioni, chiediamo con urgenza l’apertura del confronto con governo e azienda per aumentare gli investimenti di Fca, a fronte di un investimento di risorse del governo, per realizzare un patto sull’innovazione e sull’occupazione nella mobilità. Il piano aziendale non basta ad affrontare la crisi del settore e il cambiamento», chiude Re David.

Dai sindacati firmatari – impegnati a Torino per chiudere la trattativa per il rinnovo del contratto degli 86mila lavoratori del gruppo – parole al miele: «Oggi sono fugati tutti i dubbi ed è corroborata la giustezza del percorso sindacale da noi intrapreso», sottolinea il segretario Uilm Rocco Palombella mentre per il numero uno Fim Marco Bentivogli «l’automotive è un settore decisivo per il Pil del paese».