Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, ha testimoniato alla Camera con altri funzionari della sanità riguardo la situazione attuale in Usa in termini di coronavirus.

Con Fauci hanno testimoniato anche Robert Redfield, direttore del Center for Disease Control and Protection, Cdc; Stephen Hahn, capo della Food and Drug Administration (Fda), e l’ammiraglio Brett Giroir, il principale funzionario dei servizi sanitari e umani responsabile della sperimentazione.

Cercando di mantenere un equilibrio tra informazione scientifica e politicizzazione della stessa, Fauci e i suoi colleghi hanno ribadito l’importanza del distanziamento sociale, dell’uso delle mascherine e hanno contraddetto l’affermazione di Trump che, al comizio di Tulsa, aveva riferito di aver chiesto un rallentamento dei test in modo da far risultare meno casi.

«Non abbiamo ricevuto nessuna raccomandazione di questo tipo» ha dichiarato Fauci al Congresso, ed ha aggiunto che gli Stati Uniti «faranno più test, non meno test».

Riguardo l’arrivo di un vaccino per il Covid Fauci ha espresso «un cauto ottimismo», ed ha affermato che il mese prossimo un vaccino «promettente» entrerà in fase di sperimentazione e potrebbe essere pronto per l’inizio del prossimo anno.

«Sarà un ‘quando’ e non un ‘se’» ha detto Fauci, il quale ha spiegato che per diversi vaccini ci si stanno muovendo attraverso il processo di approvazione federale a vari ritmi, ma quello che a luglio entrerà nella fase 3 «è quello che ha già dimostrato negli studi preliminari una risposta molto favorevole nei modelli animali sviluppati».

Ciò che preoccupa Fauci e gli altri scienziati è «l’aumento inquietante» di casi di coronavirus in diversi Stati Usa, tra cui Texas, Florida e Arizona. Il direttore ha avvertito che «le prossime settimane saranno decisive» per contenere la pandemia.

La disparità di andamento tra Stati virtuosi e non sta diventando un problema interno. Il governatore di New York, Andrew Cuomo ha dichiarato di stare considerando, insieme ai suoi omologhi in New Jersey e in Connecticut, di imporre la quarantena ai visitatori provenienti dagli Stati più a rischio.

Al momento la Florida è l’esempio più preoccupante. Durante il fine settimana lo Stato ha superato i 100.000 casi, nonostante ciò il governatore Ron DeSantis non accenna a tornare su i suoi passi e ha dichiarato che si stanno ammalando più ventenni e trentenni, cioè le persone che di solito soffrono meno le conseguenze del virus.

Continuando a mantenere la sua posizione, secondo cui indossare la maschera è una scelta personale, durante una conferenza stampa a Miami, DeSantis ha affermato che «indossare le mascherine deve essere un atto volontario: la Costituzione non è sospesa solo perché c’è un virus».