Massimo, insomma, cosa dobbiamo fare?», «Piero, la nostra linea è già decisa, ma di queste cose devi parlare con Speranza, è lui il nostro capo». Il giro a vuoto di Fassino con Mdp poteva finire martedì sera, con la telefonata dell’ex segretario Ds e la risposta ironica dell’ex segretario Pds. «Ma la nostra linea è già decisa», chiosa D’Alema.

RENZI SA BENE che il dialogo con la futura lista della sinistra (Mdp-Si- Possibile) non porterà a nulla, Fassino lo sa anche meglio perché assai meglio conosce i soggetti. Ma da soldato sabaudo svolge fino in fondo il suo giro di consultazioni a caccia di alleati per il Pd. A costo di prendersi anche qualche sportellata pur poter di scaricare sugli altri la responsabilità della rottura. «Attendiamo di sapere quali sono i punti che Mdp ritiene irrinunciabili», dice in serata Fassino al Tg3, «Non siamo chiamati a dare un giudizio su come abbiamo governato ma a scrivere un programma con cui presentarci agli elettori. Nel fare questo si può andare oltre introducendo le correzione necessarie», «Io sono ottimista per natura» è la conclusione.

MA È TUTTO TEATRO. L’incontro con la lista di sinistra, per quanto inutile, ci sarà: «Non siamo mica gente che sbatte le porte in faccia, vedremo Fassino per un fatto di cortesia, e per quanto mi riguarda anche di sincero affetto», spiega Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, «Ma deve essere chiaro che non c’è da fare nessuna trattativa nelle stanze riservate: le nostre proposte a Renzi e al Pd sono pubbliche. E conosciute da tutti, come il nostro giudizio sui mille giorni di Renzi. Serve una svolta nelle politiche su lavoro e scuola». I tre segretari della lista di sinistra, Speranza-Fratoianni-Civati, non hanno ancora deciso quando avverrà l’incontro. Sarà comunque la prossima settimana, in un appuntamento unico per le tre le sigle. Forse a essere delegati saranno i capigruppo di camera e senato (Laforgia, Guerra, Marcon, De Petris).

INTANTO IERI MATTINA le consultazioni di Fassino sono partite ufficialmente con il Psi di Nencini del Psi, l’Idv e Andrea Olivero di Democrazia solidale. Pesci piccoli e comunque già nella rete del Pd.
Il core business della giornata sono i i colloqui con i presidenti delle camere Grasso e Boldrini, la seconda e la terza carica dello stato al centro delle polemiche del Pd per il loro impegno a sinistra. Non a caso ieri i dem hanno fatto marcia indietro (il renziano Marcucci: «Grasso e Boldrini hanno tutta la libertà di essere protagonisti della politica. Sono certo che fino all’ultimo giorno di lavoro delle assemblee, sapranno garantire la dovuta imparzialità delle istituzioni»). Fassino si limita a riferire: «Sono stati più riservati. Ho ascoltato con interesse le loro valutazioni di cui terrò conto». Alla fine del colloquio Grasso, leader in pectore della lista di sinistra ma ancora calato nel ruolo istituzionale, fa sapere di averlo incontrato «come tutti gli altri esponenti del centrosinistra» che nei giorni scorsi gli hanno chiesto un colloquio. Lo ha ascoltato «con grande interesse», ma sulle future alleanze «non rappresenta alcun soggetto politico e quindi non ha titolo per parlare». Più diretta la presidente Boldrini, a sua volta leader in pectore di Campo progressista, avrebbe espresso le sue considerazioni sulla situazione del Paese, sul quadro politico e sul dibattito all’interno del centrosinistra, quelle già formulate davanti ai suoi domenica scorsa, e che avevano scatenato le polemiche del Pd.

INCASSARE IL SÌ DELL’AREA di Pisapia del resto è l’unico obiettivo realistico dell’esplorazione a sinistra. Dopo una tormentata assemblea notturna l’ex sindaco di Milano ha ricevuto dai suoi il mandato di incontrare Fassino: «Non c’è unità senza discontinuità», recita una nota che suona d’antan («l’unità nella diversità» era quella del Pci con l’Urss degli anni 60) . «Non ci sottrarremo al confronto per verificare fino in fondo la possibilità di dar vita a un nuovo centrosinistra. Senza pregiudizi e senza sconti». I paletti concreti: assenza di Alfano nell’alleanza, ius soli, biotestamento e segnali nella finanziaria. Entro venerdì Fassino incontrerà Prodi e da lui dovrà guadagnarsi la cruciale benedizione pubblica per incontrare poi Pisapia sabato a Milano. Un faccia a faccia dall’esito aperto. Non irrilevante il temperamento caratteriale dei due. «Quello che ci interessa intanto è capire è lo schema che propone Renzi», spiegano da Cp: «Se pensa a una lista Pd più sette nani non ci interessa. Se accetta di avere alleata una lista civica ambientalista e di sinistra con Bonino e Verdi ci ragioniamo». E dire che solo domenica scorsa Boldrini sembrava aver allontanato una volta per tutte l’alleanza con il Pd.