Travolto e calpestato – insieme a due sindacalisti – da un poliziottone nel corso di un picchetto alla sede di Roma Metropolitane, via Tuscolana martedì sera. Portato via in ambulanza e poi dimesso dall’ospedale con un trauma toracico e venti giorni di prognosi. Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere capitolino, non vuole parlare solo del «fattaccio» perché la liquidazione dell’azienda partecipata – contro cui si era scatenata la protesta – avvia 45 lavoratori alla disoccupazione. Il suo racconto: «È stato un comportamento inspiegabile e irresponsabile da parte di chi aveva il comando della polizia. Il presidio era autorizzato, stavamo tutti sul marciapiede, non c’era nessun pericolo di violenza. Quando la polizia ha minacciato di denunciare la lavoratrice che aveva chiesto il permesso della manifestazione, noi ci siamo sostituiti ai manifestanti». «Poi è comparso un collaboratore dell’assessore al bilancio Gianni Lemmetti», voleva entrare in sede a tutti i costi, «ho chiesto di chiamare l’assessore. E invece non è stato concesso nessun dialogo. La polizia è partita. Si vede dalle immagini», «Lemmetti, anziché venire ad affrontare i lavoratori, ha dato ordine al suo collaboratore di entrare. Un’esibizione di arroganza di uno che pensa di essere padrone di Roma. E che la polizia ha assecondato».

Insomma l’incidente è stato cercato. Da chi?

Lemmetti non è un incapace o un improvvisato; da quando è arrivato boicotta le aziende municipalizzate di Roma per privatizzare la parte più succosa. Fa così con Ama (l’azienda della raccolta dei rifiuti, ndr) con le oltre 40 farmacie di Farmacup, e con tante altre realtà. Abbiamo chiesto alla sindaca un consiglio straordinario a cui si deve presentare con la sostituzione di Lemmetti, se davvero intende rilanciare le aziende della Capitale.

Anche Ama è nel caos, un altro cda si dimette. E denuncia l’ostilità di Raggi. Difficile che la strategia della svendita delle municipalizzate sia fatta ’a sua insaputa’.

Certo. Quando arrivi a sostituire cinque cda e da ultimo a nominare una figura senza alcuna competenza (Stefano Zaghis, il nuovo amministratore, ndr) vuoi far fallire l’azienda e venderne la gestione ad Acea. Che ha tra i soci soggetti privati importanti con mire sul business dei rifiuti. Per questo al ministro Costa chiediamo di commissariare la gestione dei rifiuti di Roma. Il boicottaggio verso la privatizzazione è evidente.

Ripeto: la sindaca è parte di questo disegno?

O è complice o subisce rapporti di forza. Se non è complice giri pagina su tutte le municipalizzate. Parliamo di oltre 30mila lavoratori e di servizi fondamentali. Vogliono portare la città alla disperazione e a invocare il privato come unica salvezza.

Raggi ha una maggioranza traballante. Perché l’opposizione non riesce a farla cadere?

Perché ha i numeri. I 5 stelle sono attraversati da conflitti che paralizzano il consiglio, ma non ci sono i numeri per la sfiducia. Noi siamo in tutte le manifestazioni sociali, da quelle per la casa alle cuoche delle mense, a Roma multiservizi. Ma questo per ora non basta a cambiare i numeri.

Raggi le ha espresso solidarietà?

Sì, ma il problema è la sua azione amministrativa. Raggi rifletta: dato il quadro politico nazionale potremmo costruire un fronte che rivendica poteri e risorse per la Capitale. E attiva un salto di qualità istituzionale già possibile in base allo statuto della città metropolitana.

Spieghi.

Lo statuto della città metropolitana consente alla sindaca di introdurre l’elezione diretta del presidente e dell’assemblea metropolitana e di trasformare i municipi in comuni metropolitani. Potrebbe così rivendicare una legge per i poteri speciali della Capitale: un salto di qualità, anche per affrontare la crisi delle municipalizzate. E ora anziché prolungare l’agonia della città, potremmo costruire le condizioni di una svolta.

E perché la sindaca non lo fa?

Perché fatica a riconoscere le potenzialità politiche del suo ruolo.

Traduco io: non capisce che potrebbe utilizzare i poteri del sindaco della Capitale d’Italia.

In questi giorni abbiamo organizzato una mostra e un convegno sul sindaco Luigi Petroselli (eletto nel 1979 e in carica fino alla morte, nel 1981, ndr) che aveva ben presente il rilievo politico del sindaco della Capitale. Speravamo di suscitare qualche riflessione in termini di visione e di innalzamento dell’iniziativa politica.

L’innalzamento non è arrivato?

Per ora sono arrivati gli spintoni.

Non è che le opposizione di sinistra sono meno dure perché siete al governo con i 5 stelle?

No. Le ho detto: la giunta ha i numeri per restare in piedi.

Ma se cadesse oggi, la sinistra non avrebbe un candidato. Mentre la destra è pronta a vincere.

Il perimetro dei partiti che dovrebbero rappresentare l’alternativa a sinistra è inadeguato e insufficiente. Per costruire una proposta dobbiamo partire dalle esperienze sociali. Tante realtà dove le sinistre, tutte, non ci sono. Per essere più chiaro: rimettere insieme i cocci del centrosinistra non è credibile né competitivo. Ci sono realtà che avevano votato 5 stelle e che oggi sono orfane e deluse. Ma non per questo disponibili a votare la riedizione del centrosinistra già fallito.

Avrete un candidato civico?

La definizione ’società civile’ è vuota e ipocrita. Serve una coalizione sociale. Il 17 ottobre a Roma ci sarà un’importante assemblea promossa da Libera e da una vasta rete di associazioni. Lì ci saranno le energie che devono diventare protagoniste dell’alternativa. Altrimenti la sconfitta è sicura.

Ma con il Pd state dialogando?

Il Pd capisce questo ragionamento, anche per necessità. Ma creda l’aspetto più difficile è convincere quei settori sociali.

Non è che malgrado tutto finirete con i M5S anche al Campidoglio?

Io sono stato attaccato perché dall’inizio ho cercato il dialogo. Perché so che i 5 stelle hanno raccolto domande che la sinistra non è stata in grado di ascoltare. Il sistema elettorale dei comuni consente convergenze al secondo turno. Ma se non girano pagina adesso, non è neanche immaginabile.