Oramai Stefano Fassina è abituato. Presente ad ogni manifestazione sindacale contro il governo, viene puntualmente usato come “capro espiatorio” dai manifestanti che si sfogano con lui per la sua appartenenza al Pd e dunque «al partito di Renzi e al governo». Lui, armato di santa pazienza, non si scompone: discute con tutti, premettendo che non è d’accordo con il governo.
Ieri mattina l’esponente della minoranza Pd è arrivato nel retro palco a manifestazione quasi terminata. Sono bastati pochi secondi per attirare una selva di manifestanti che prima avevano scambiato battute col solo Nicola Fratoianni di Sel. La prima è stata Patrizia, combattiva 53enne insegnante di ruolo dal 1992. L’approccio è molto educato: «Posso approfittare della sua presenza?». «Prego», risponde Fassina. Ed ecco che parte il fiume in piena con Patrizia che viene subito affiancata da tanti altri manifestanti che circondano il parlamentare riconoscibile per la giacca e la camicia bianca d’ordinanza. Le telecamere si accendono e il rischio che «tutto questo diventi la vera notizia, mettendo in secondo piano la manifestazione» diventa la prima preoccupazione perfino di Susanna Camusso. L’esperienza di questi mesi in fatto di manifestazioni – da parte di Fassina – e la prontezza del servizio d’ordine Cgil, ridimensionano l’accaduto.
«È stato gentile a rispondere», commenta a posteriori Patrizia, «però alle sue promesse di modifiche non ci credo: sappiamo benissimo che venerdì c’è stata una riunione nel Pd per decidere i pochi emendamenti che produrranno modifiche di sola facciata».
Fassina dà invece una versione opposta. «Lunedì (domani, ndr) avremo un incontro con Renzi e il ministro Giannini per definire i cambiamenti al disegno di legge. Per noi va sicuramente cambiato l’articolo 12 e modificate le norme su Tfa (i tirocinanti formativi, ndr) e Pas (percorsi abilitanti speciali, ndr) che risultano esclusi dalle assunzioni. In più – continua – va cambiato il disegno accentratore sulla figura del dirigente scolastico prevedendo una governance più collegiale nei singoli istituti».
Le televisioni se lo litigano, lui ripete più o meno a tutti la stessa cosa, con i manifestanti che lo affiancano e si sporgono per mostrare i cartelli di protesta alle telecamere. Ad aiutarlo c’è anche Andrea Ranieri, vecchio sindacalista Cgil genovese che una decina di anni fa era diventato responsabile scuola per i Ds. La sua sintesi rende bene l’idea di come rischia di finire: «Se non si cambia l’articolo 12 avremo forse 100mila assunti, ma certamente 100mila licenziati». I manifestanti annuiscono, sperando che – almeno questa volta – la minoranza Pd possa cambiare realmente i provvedimenti del governo.