Chi fosse cresciuto negli an- ni Ottanta o Novanta sulla spiag gia di Lido di Camaiore, in pro- vincia di Lucca, potrebbe aver scoperto molto tardi l’esistenza delle spiagge libere, quelle a cui si può accedere senza pagare un corrispettivo al gestore di uno stabilimento balneare. Al Lido, l’unica spiaggia senza ombrelloni e lettini era e resta ancora quella al confine con il territorio del comune di Viareggio, vicino alla Fossa dell’Abate. Spesso, ancora negli ultimi anni, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale toscana ha evidenziato in quelle acque la presenza di una concentrazione eccessiva del batterio Escherichia coli, vietando così la balneazione.

Secondo il Rapporto spiagge 2021 di Legambiente, Camaiore è uno dei primi tre comuni in Italia per la percentuale di spiagge in concessione a privati (98,4%). Lo superano soltanto Gatteo Mare, in Romagna, con il 100%, e Pietrasanta, un altro dei Comuni della Versilia, col 98,8%. Anche l’esempio della spiaggia libera lungo il Fosso dell’Abate non è campato per aria: «In molti Comuni le uniche aree non in concessione sono quelle vicino allo scarico di fiumi, fossi o fognature e quindi dove ci si può sdraiare a prendere il sole ma la balneazione è vietata perché il mare è inquinato. Nessuno controlla che le spiagge libere non siano relegate in porzioni di costa di serie B, mentre i cittadini che vogliono fruirne meriterebbero di trovarle almeno in luoghi monitorati e balneabili» spiega il rapporto di Legambiente.

Per trovare una spiaggia libera di qualità da Lido di Camaiore bisogna raggiungere la Lecciona, tra Viareggio e Torre del Lago. La spiaggia trova all’interno del Parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli e si può raggiungere solo a piedi, camminando nella pineta e poi tra le dune. Il Comune di Viareggio, grazie all’area della Lecciona, è fermo al 71,5% della linea di costa in concessione, il che significa comunque che gli stabilimenti occupano in media oltre 700 metri di costa per chilometro, sempre troppi. Il «caso Versilia» è uno dei più emblematici: tra la provincia di Lucca e quella di Massa-Carrara sono presenti 683 stabilimenti su 29,8 chilometri di costa, con una media del 90% di spiagge occupate.

«Risalendo dal porto di Viareggio e proseguendo fino al confine nord del Comune di Massa, si possono percorrere lungo la spiaggia 23 chilometri con accanto stabilimenti di ogni dimensione, dove saltuariamente sopravvivono alcune piccole strisce di spiagge libere che tutte assieme non arrivano ad un chilometro di lunghezza» evidenzia il Rapporto.

In Romagna, invece, «lungo i 51,6 chilometri tra Cattolica e Cervia, troviamo 906 stabilimen- ti e meno del 9% di spiagge libere ridotte a poche decine di metri, spesso peraltro proprio nei trat- ti non balneabili». Qui c’è Gat- teo, Comune dei record. In Emi- lia-Romagna, ma anche in Liguria (record a Laigueglia e Diano Marina, con oltre il 90%), in media il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti. Stesso dato in Campania.

In 5 Regioni, e tra queste c’è la Toscana, non esiste nessuna norma che specifichi una percentuale minima di costa destinata alle spiagge libere o attrezzate. In Emilia-Romagna il limite previsto con legge regionale è irrisorio, pari al 20% della linea di costa, ma il limite «non vale per i singoli Comuni, ma per l’intera costa regionale. Per cui grazie alle aree protette della fascia a nord di Comacchio e Ravenna si rientra nelle regole». In Liguria il limite sarebbe del 40%, ma la legge (del 2008) «non viene rispettata perché non prevede sanzioni».

Su questo schema s’innesca quello che viene definito «l’eterno ritorno dello scandalo sui canoni degli stabilimenti balneari». In Romagna il Papeete Beach di Milano Marittima (Ra), di proprietà della famiglia di Massimo Casanova, europarlamentare della Lega dal 2019, pagherebbe circa 10 mila euro di canone annuo (Legambiente, Rapporto spiagge 2020). Nel 2020 l’azienda ha fatturato oltre 2 milioni di euro dopo aver toccato i 3,2 milioni nel 2019. Casanova fa parte della Commissione per i trasporti e il turismo del Parlamento europeo. In Versilia, a Forte dei Marmi (Lu), c’è il Twiga, di cui sono soci Flavio Briatore e la senatrice Daniela Santanchè. Il canone annuo sarebbe pari a 16 mila euro e lo stesso Briatore, in alcune interviste, ha detto che è inadeguato. Del resto affittare la tenda più sfarzosa al Twiga costa mille euro al giorno e l’azienda fattura 4 milioni di euro.