Quando lo scorso 27 febbraio un comunicato stampa informava che l’edizione numero 22 del Far East di Udine sarebbe stata posticipata, la notizia fu accolta in modi diversi da appassionati e addetti ai lavori, anche tacciando la decisione di eccessivo allarmismo. La migrazione online di eventi cinematografici è ormai entrata a far parte della normalità di questo 2020, che piaccia o meno. I festival online sono un territorio le cui potenzialità sono ancora tutte da cartografare, in continua evoluzione e dove meriti e difetti si andranno a definire sempre di più, passata la sbornia di novità.

Quest’anno a Udine mancherà più di tutto la visione comunitaria della sala, la fisicità dell’essere presenti ad un evento assieme ad altri, sovrastati dalla luce e dalle forme provenienti dal grande schermo. Mancheranno anche le discussioni e gli incontri, anche se ce ne saranno online, e soprattutto gli incontri casuali con addetti ai lavori ed appassionati, ciò che fanno di Udine, ma un po’ di tutti i festival, un evento unico e speciale. L’altro lato della medaglia però offre una visione online che può attirare un pubblico, viste le limitazioni territoriali, quest’anno più italiano delle scorse edizioni, potenzialmente molto più vasto. Il capoluogo friulano non è proprio al centro della penisola e la maggior parte dei film, tranne quattro, saranno visibili on demand, si potrà cioè scegliere quando vederli nell’arco della durata del festival, anche se ci sarà comunque un palinsesto giornaliero con una guida alla visione per lo spettatore, introduzioni e presentazioni.

I biglietti
Un altro lato positivo della migrazione online del festival, anche se sarebbe più giusto chiamare tutti questi festival «prima edizione online», è il fatto che, acquistando il Silver Ninja Pass, si potranno vedere tutti i film del festival per soli 9,90 euro, ne saranno poi disponibili altri due più costosi che permetteranno però di avere altri vantaggi.

La scelta, anche in questa edizione speciale, sarà come sempre varia ed includerà una fetta significativa di quel che è stato prodotto nell’Asia estremo orientale negli ultimi tempi, con quarantasei film realizzati in otto paesi diversi, Cina, Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Filippine, Indonesia e Malesia.

Il festival si è aperto ieri con Ashfall, blockbuster diretto da Hae-jun Lee e Byung-seo Kim dove le forze speciali sudcoreane sono costrette a collaborare con un agente nordcoreano quando il pericolo di un imminente eruzione vulcanica getta nel terrore tutta la penisola.

Corea del Sud
La presenza sudcoreana comprenderà altri dieci film, horror come The Closet di Jung-woo Ha o commedie come Crazy Romance di Han-gyeol Kim, ma anche due lungometraggi che esplorano l’assassinio del dittatore-presidente Chung-hee Park. Ucciso dall’amico e presidente del National Intelligence Service Jae-gyu Kim il 26 ottobre del 1979, dopo quasi due decenni al potere, una delle figure più controverse nella storia recente della penisola coreana, i giorni che portarono all’assassinio di Park sono il soggetto di The President’s Last Bang diretto da Sang-soo Im nel 2005 e The Man Standing Next uscito quest’anno a firma Min-ho Woo.

Johnnie To
Un gradito ritorno a Udine ed al cinema in generale è quello di Johnnie To che con Chasing Dream ritorna a dirigere un lungometraggio dopo tre anni di assenza dal suo ultimo lavoro, con cui in qualche modo si distanzia dallo stile con cui è diventato famoso in Occidente. Si tratta infatti di una storia d’amore sui generis fra un lottatore di arti marziali miste e una cantante, un film che si preannuncia un rutilante mix di generi e di colori, con musica, momenti teneri, violenza e comicità.

Giappone
Sul versante giapponese sono molti i lungometraggi che verranno presentati quest’anno a Udine, a cominciare da A Beloved Wife, il secondo lavoro dietro la macchina da presa per Shin Adachi, autore della sceneggiatura di quel piccolo capolavoro che è 100 Yen Love, con Sakura Ando e diretto da Masaharu Take nel 2014. Adachi, che aveva già ben impressionato con il suo debutto come regista 14 That Night, con A Beloved Wife sembra aver trasposto in immagini parte della sua esperienza personale visto che il film è incentrato sulla vita familiare di Gota, uno sceneggiatore in perenne crisi, sua moglie Chika e la loro piccola figlia Aki.

I fratelli Watanabe
Uno degli speciali di questa edizione è dedicato ai film dei fratelli Watanabe, Hirobumi regista e Yuji musicista, autori di un cinema che non cede a compromessi, bianco e nero, lunghi piani sequenza, pochissime parole ed un senso della comicità e dell’assurdo che quando funziona arriva diritto al bersaglio. Dei Watanabe saranno visibili quattro dei loro ultimi lavori, realizzati negli ultimi due-tre anni, Cry, I’m Really Good, Life Finds a Way e Party ‘Round the Globe.

Di tutt’altro genere ma sempre dal Giappone arriva i-Documentary of the Journalist diretto da Mori Tatsuya, giornalista e regista conosciuto per A e A2, due documentari sulla setta Aum Shinrikyo dopo l’arresto di Shoko Asahara. In questa sua ultima fatica Mori segue la giornalista Isoko Mochizuki e la sua tenace volontà di scardinare un certo modo, passivo ed assecondante, di fare giornalismo in Giappone.

Esami
L’edizione numero 22 del Far East di Udine si concluderà con Better Days, secondo film diretto da Derek Tsang. Opera sul bullismo, ma anche storia d’amore fra due giovani ai margini, il lungometraggio è anche una denuncia del sistema-macchina degli esami di ammissione, in questo caso il «gaokao» cinese, che stritola la gioventù ed indirizza i loro sogni in quasi tutta l’Asia orientale, Corea del Sud e Giappone in primis.