Parlare del nuovo episodio di Far Cry (Ubisoft), il sesto (esclusi gli spin-off), porta a riflettere sulla inconsistenza di posizioni vecchie e nuove dei «game studies». La posizione «vecchia», oggi in realtà non sostenuta più in modo intransigente da quasi nessuno (tranne irriducibili quali Jesper Juul), è la inessenzialità della narrazione nel medium videoludico. L’importante, sosteneva questa scuola, sono le meccaniche: la narrazione nel videogioco è al meglio un abbellimento, al peggio una distrazione utile solo a nascondere meccaniche poco elaborate. Il continuo successo di un titolo come Far Cry che differenzia un episodio dall’altro quasi per nulla dal punto...