Anche la Spagna si è unita domenica agli altri paesi europei che hanno cominciato a vaccinare la parte della popolazione più vulnerabile contro il Covid-19. In una giornata a suo modo storica, la prima anziana a ricevere il vaccino della Pfizer/BioNTech è stata la 97enne Araceli Hidalgo nella residenza di Los Olmos, a Guadalajara, nel cuore della Castiglia, seguita subito dopo da un’infermiera che lavora nella stessa struttura, Mónica Tapias. Il piano di vaccinazioni del governo spagnolo prevede che saranno quasi 2 milioni e 300 mila le prime persone a ricevere il vaccino. Proprio a Guadalajara si trova il centro logistico della Pfizer. In realtà però il piano appena partito già sta subendo un ritardo di 24 ore: il primo stock di 369mila dosi di vaccino arriverà infatti solo oggi, a causa di «un piccolo problema logistico» non meglio identificato, come hanno fatto sapere dalla stessa Pfizer. Secondo la azienda farmaceutica, «il problema è stato risolto». Secondo il ministero della sanità spagnolo, si sarebbe trattato di un problema che coinvolgerebbe anche altri 7 paesi europei, ma non è dato sapere quali. Per rispondere alle critiche sollevate da alcuni sulla possibilità che si tratti di un problema legato alla catena del freddo – si tratta del vaccino con le condizioni di temperatura più complicate da mantenere: –70 gradi – una portavoce dell’azienda si è limitata a dire che «non ci sono problemi di manifattura o di controllo della temperatura da riportare».

Se tutto va come previsto, ogni lunedì delle prossime 12 settimane dovrebbero arrivare circa 350mila vaccini, sufficienti a coprire il primo gruppo di pazienti identificato dal governo (ricordiamo che ciascun paziente deve ricevere due dosi del vaccino a distanza di 3 settimane). Il 6 gennaio è prevista la riunione dell’Agenzia europea del farmaco per approvare anche il vaccino di Moderna, mentre quelli di Astrazeneca/Oxford e il Janssen (Johnson & Johnson) sono in dirittura d’arrivo. Con questa batteria di vaccini diversi, i governi sperano di poter accorciare i tempi di somministrazione alla popolazione. Il ministro della sanità spagnolo Salvador Illa ieri parlava dell’estate come possibile orizzonte per raggiungere l’immunità di gruppo necessaria a considerare superata l’emergenza, anche se si sono levate molte voci chiedendo cautela. Il ministro ha anche assicurato che la vaccinazione non sarà obbligatoria.

Intanto ieri le cifre di infettati continuavano ad essere preoccupanti (25mila dalla notte di Natale), anche se l’incidenza a 14 giorni è scesa di nuovo sotto i 250 per 100.000 abitanti. I dati però non sono del tutto affidabili: è dal giorno 24 che non venivano comunicati e certamente sono stati effettuati meno test.

Le misure di restrizione in corso in molte regioni sono ancora relativamente lasse (coprifuoco notturno alleggerito per esempio a capodanno, limite nel numero di persone nei negozi, orari dei ristoranti limitati) e gli esperti si attendono un’esplosione dei contagi dopo le vacanze: benché in molti hanno limitato le riunioni familiari, seguendo le norme, in generale una buona parte delle famiglie hanno comunque celebrato le feste.
Intanto il principale partito all’opposizione, invece di identificare le criticità nella gestione della pandemia (come per esempio l’assenza di dati per 4 giorni) continua a dedicarsi a trovare gli appigli più speciosi per criticare il governo: ieri ad esempio era l’adesivo che il governo aveva messo sulle casse del vaccino.