Vincenzo Falabella è il presidente nazionale della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) che, in questi giorni ha denunciato come nel piano vaccinale del governo italiano siano stati «dimenticati» molti dei soggetti con disabilità.

Ci può spiegare l’origine e il senso della vostra denuncia?

Molte delle persone con disabilità rischiano di rimanere fuori dalle previsioni contenute nel piano vaccinale. Stiamo parlando di coloro che non sono ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) o nelle residenze sanitarie per disabili (Rsd). Si tratta di persone che a prescindere dalla loro condizione di salute sono tra le più a rischio di essere contagiate e al tempo stesso di contagiarne altre; data l’impossibilità, appunto, di assicurare il distanziamento fisico. Le persone nelle Rsa sono circa il 40% dei soggetti con disabilità, circa il 20% è in Rsd ma, ad oggi rimangono fuori dal piano vaccini almeno un altro 40%.

Perché sta avvenendo tutto questo e che soluzioni avete prospettato al ministro Speranza con il quale si è aperta un’interlocuzione in questi giorni?

Innanzi tutto va chiarito che non si può immaginare che mentre il percorso vaccinale va avanti, ci siano «figli e figliastri» tra persone con diversi tipi di disabilità in base al luogo dove vivono o al tipo di disabilità che hanno. Quello che abbiamo chiesto a Speranza è che venga riconosciuto il diritto alla priorità ai vaccini a tutti i soggetti affetti da disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica corrispondenti ai portatori di handicap gravi ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Il ministro, lunedì, ci ha risposto riconoscendo la fondatezza della nostra richiesta ma tra le parole e i fatti ci sono di mezzo le regioni.

Le regioni, quindi, stanno procedendo in ordine sparso?

Più che in ordine sparso non stanno facendo nulla. Solo ieri la regione Lazio ha cominciato a vaccinare quel 40% di persone con disabilità che non sono inserite in Rsa e Rsd ma non lo ha fatto seguendo i criteri della legge 104. Ha utilizzato invece, come base di scelta, il decreto del ministero del Lavoro del 2016, quello sul fondo per le persone non autosufficienti, che porterà all’esclusione dalla prima fascia di somministrazione una larghissima platea di soggetti con disabilità. Anche la Sicilia sembra orientata a seguire i criteri adottati dal Lazio. Nelle altre regioni siamo a dichiarazioni d’intenti o a silenzi assordanti. Una situazione inaccettabile. Chiediamo a tutti i presidenti di Regione di dare corso, in tempi celeri, a quanto indicato dal ministro della Salute includendo le persone con disabilità, riconosciute dall’art.3 della legge 104, affinché venga loro garantita la prima dose di vaccino entro il mese di marzo.