Un ragazzo appena maggiorenne di Feltre parte dall’Italia il 6 luglio 2017 per andare a manifestare contro il G20 di Amburgo, in Germania. Tornerà a casa solo a fine febbraio del 2018. Vietato partecipare, di Jamila Baroni (Agenzia X, pp. 240, euro 15, prefazione di Christian Raimo) è la cronaca millimetrica di un buco nero, quello in cui Fabio Vettorel e i suoi famigliari sono stati risucchiati per sette lunghi mesi. Fermato mentre soccorreva una ragazza durante una carica della polizia tedesca il 7 luglio di due anni fa, Vettorel è piombato in un labirinto giudiziario che gli è costato cinque mesi di detenzione, altri due di misure cautelari e un processo ancora aperto.

La tesi su cui si basa l’accusa è quella della «compartecipazione psichica» ad atti volti a disturbare la «quiete sociale». Questo libro è un reportage politico ed emotivo dal quale emergono i contorni di una pagina nera di repressione in Europa, in cui si ricompongono, come frammenti di un vetro rotto, omertà poliziesche, errori giudiziari e opportunismo politico. L’autrice, Jamila Baroni, ne fa una ricostruzione accurata e gremita di personaggi, ognuno descritto con rapide e incisive pennellate: amici, avvocati, secondini, giudici, giornalisti, militanti, passanti. Sullo sfondo appare Amburgo, le strade illuminate, il vento gelido, le stanze disadorne dei penitenziari e le aule di tribunale.

BARONI è madre dell’imputato e pur tuttavia questo legame non si frappone mai tra chi legge e le informazioni contenute nel testo. Costituisce invece il punto d’osservazione, vicinissimo e profondo, per un fitto resoconto in cui la carica emotiva rimane ai bordi delle pagine, motore terribile di un impegno necessario. I capitoli sono titolati con una data o una finestra temporale. Il tempo, infatti, è sostanza rovente del libro. Un tempo che doveva essere breve e accidentale e che invece si dilata beffardo, scandito dai rintocchi delle udienze, dall’ossigeno delle telefonate, dai vortici dell’impotenza.

Un tempo rovesciato e aggredito dalla volontà di annotare ogni particolare di quei mesi e giorni, che da vuoti contenitori di un’attesa si trasformano in gesti pieni, di tessitura politica. Jamila Baroni ha seguito assiduamente, e messo in relazione con metodo, le udienze, gli atti processuali, i verbali della polizia, gli articoli di giornale, le dichiarazioni pubbliche e le chiaccherate informali. Il suo sguardo è lucido, meticoloso e allo stesso tempo affamato di comprensione, come se solo ricostruendo un quadro complessivo, oltre la vicenda individuale, sia possibile rendere giustizia a suo figlio.

Vietato partecipare è un’inchiesta originale sul funzionamento del sistema giudiziario tedesco e una riflessione sul diritto alla protesta. Ma nel materiale, raccolto e interpretato, vibra la commozione delle esistenze lacerate, quella dell’autrice, di suo figlio e di una folla di altre ombre rimaste senza voce. Il libro ha anche il merito di restituire valore a una parola, a dispetto dell’uso edulcorato che spesso ne viene fatto. «Partecipare» è una scelta, per la quale si è disposti a pagare un caro prezzo.