All’Expo manca meno di un anno, alle elezioni europee meno di 15 giorni. E allora i cantieri di Rho e Pero diventano lo sfondo inevitabile per uno scontro diretto tra Renzi e Beppe Grillo. Oggi saranno tutti e due a Milano impegnati in una lunga giornata di campagna elettorale che prende come pretesto il destino sempre più traballante della Fiera Universale, ma che prescinde dal merito dell’inchiesta che ha portato all’arresto della cupola di Primo Greganti e Gianstefano Frigerio. Il presidente del Consiglio, volente o nolente, dovrà salvare il salvabile e ridare un minimo di credibilità alla politica. Non sarà qui nel ruolo di rottamatore che ormai non gli appartiene più, ma in quello improbabile di salvatore della patria. Dall’altra parte Grillo non perderà l’occasione di attaccarlo dove è più debole, anche a costo di mandare tutto all’aria a partire dall’Expo. Nella strana maggioranza che sostiene il governo, che dice di voler cambiare tutto, hanno trovato un comodo rifugio i residuati della prima e della seconda repubblica, a cominciare dal senatore Roberto Formigoni. La continuità con gli anni Novanta, e con i veri padroni dell’Expo, è tutta qui.

renzifaccia
Difendere l’indifendibile non è facile neppure per l’uomo solo al comando venuto da Firenze. Renzi lo sa. “Ci metto la faccia – ha detto – in tanti mi dicono di non mischiare la mia faccia pulita con questi, ma l’Expo è una grandissima opportunità per gli italiani, preferisco perdere qualche punto nei consensi e non perdere una grande occasione. Non si devono fermare i lavori, ma i delinquenti”. Renzi questa mattina incontrerà Giuliano Pisapia, Bobo Maroni e il commissario Giuseppe Sala nella sede di Expo in via Rovello. In dote porta la nomina del super commissario Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale antimafia, e una fantomatica task force già più volte evocata che dovrà anche fornire consulenza giuridica e legale. Sono queste le coperture richieste dal commissario Sala. Verrà anche scelto il sostituto del general manager Angelo Paris, il vice di Sala arrestato settimana scorsa. Potrebbe essere nominato Marco Rettiglieri, direttore generale della Lyon Turin Ferroviaire, la società responsabile della parte internazionale della Tav. Cantone ha dichiarato di dovere ancora capire quale sarà il suo compito, ma una cosa l’ha già ben chiara: “Rinunciare all’Expo proprio adesso significherebbe dimostrare che l’illegalità vince”.

La quadratura del cerchio però è quasi impossibile. E l’atteggiamento dello Stato appare a tratti schizofrenico. Da una parte si rispolvera la retorica della trasparenza e della politica che assolve se stessa, dall’altra si applica la logica dell’emergenza che immancabilmente apre la strada ad infiltrazioni del “malaffare”. E così mentre il governo è costretto a “metterci la faccia” e ad andare avanti, ieri il commissario Sala è dovuto andare a Roma a riferire alla commissione Antimafia presieduta da Rosi Bindi. Gli hanno chiesto chiarimenti sull’allentamento dei controlli concordato con il ministro Alfano per accelerare le procedure e portare a termine i lavori in tempo. Bella domanda. Sala ha detto di non avere mai avuto contatti con Primo Greganti e soprattutto ha ribadito che la procura non ha mai detto di voler fermare i cantieri. Rosi Bindi ha promesso che l’azione di vigilanza della sua commissione continuerà e che presto verrà risentito Bobo Maroni. Bindi ha chiesto perché il governatore lombardo in una precedente audizione non li avesse informati dell’imminente modifica dei parametri che regolano gli appalti decisa con il ministro Alfano.

Ieri, intanto, nel carcere di Opera si sono svolti gli interrogatori di garanzia. Greganti e Frigerio hanno rigettato le accuse che invece sono state “materialmente” confermate dall’imprenditore vicentino Maltauro. Angelo Paris ha rilasciato dichiarazioni spontanee per due ore ma avrebbe detto di non far parte della “cupola”.

Oggi intanto, come se niente fosse, a Palazzo Marino verrà presentato il progetto del padiglione di una multinazionale cinese.